Venezuela, risoluzione filo Guaidó spacca l’Europarlamento. E Lega e M5s sempre su fronti opposti

Venezuela, risoluzione filo Guaidó spacca l’Europarlamento. E Lega e M5s sempre su fronti opposti
28 marzo 2019

Un Parlamento europeo spaccato in due, secondo una frattura fra destra e sinistra, con qualche sorpresa, e ancora una volta con gli eurodeputati di Lega e M5s su fronti opposti, ha votato oggi una risoluzione sul Venezuela molto sbilanciata sulle posizioni filo Guaidó, al punto di bocciare un emendamento che chiedeva di sancire il “rifiuto categorico” di soluzioni della crisi con ‘il ricorso alla violenza o a un intervento militare” (hanno votato contro Ppe, Liberali e Conservatori).

La risoluzione, la decima sul Venezuela dall’inizio dell’attuale legislatura, che è stata approvata oggi dalla Plenaria a Strasburgo con 310 voti favorevoli, 120 voti contrari e 152 astensioni, conferma il “riconoscimento” dell’autoproclamato presidente Juan Guaidó, e invita pure a riconoscerlo anche gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto. Sollecita, inoltre, ulteriori sanzioni Ue contro il “regime illegale” del presidente in carica Nicolás Maduro, e torna a chiedere presto nuove “elezioni presidenziali libere, trasparenti e credibili”. Gli eurodeputati condannano “i feroci atti di repressione e violenza” e ribadiscono la loro profonda preoccupazione per la crisi umanitaria e politica nel paese. Con 289 voti contro 239 e 46 astensioni, l’Aula ha bocciato un emendamento che recitava testualmente: “Il Parlamento europeo respinge categoricamente qualsiasi proposta o tentativo di risolvere la crisi ricorrendo alla violenza o a un intervento militare; ribadisce la sua posizione secondo cui una soluzione pacifica, democratica e inclusiva rappresenta l’unica via d’uscita sostenibile dall’attuale situazione di stallo politico e dalla grave crisi sociale e umanitaria da essa provocata”.

Contro l’emendamento hanno votato compatti quasi tutti gli eurodeputati del Ppe, dell’Alde e del gruppo conservatore Ecr presenti (solo sette popolari e sei liberali dissidenti l’hanno appoggiato, mentre un conservatore si è astenuto). A favore, in modo altrettanto massiccio, hanno votato i gruppi dei Socialisti e Democratici (S&d) e dei Verdi (con un solo astenuto ciascuno). Due gruppi, la destra sovranista dell’Enf e la formazione euroscettica Efdd, si sono divisi in tre tronconi: l’Enf, con quattro contrari, 12 astenuti (fra cui i cinque leghisti italiani presenti), e 13 favorevoli (fra i quali i francesi di Marine Le Pen); e l’Efdd con 14 favorevoli (tutto il M5s, compatto), 14 astenuti (soprattutto i britannci) e cinque contrari. La Sinistra unitaria europea (Gue) si è spaccata esattamente a metà: 15 a favore e 15 astenuti. Al voto finale sulla risoluzione, dopo la bocciatura dell’emendamento contro la violenza, la grande maggioranza dei Socialisti e Democratici ha deciso di astenersi, ma 18 hanno votato contro e 13 a favore. Impressionante la compattezza del Ppe, dell’Ecr e dell’Alde: tutti a favore, con un solo astenuto, per ciascuno dei primi due gruppi, e un solo contrario per il terzo. Compatta anche la sinistra della Gue: tutti contrari tranne un astenuto.

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I leghisti hanno votato tutti a favore, mentre il grosso del loro gruppo Enf, compresi i francesi, ha votato contro, con cinque astenuti. Specularmente, gli eurodeputati del M5s hanno votato tutti contro, mentre il resto del loro gruppo Efdd si è astenuto, con solo due favorevoli. In un comunicato nel pomeriggio, il gruppo socialista e democratico ha denunciato che il Ppe e l’Alde per aver “spinto per una risoluzione che apre la porta all’uso di un intervento armato e nega la mediazione per un’uscita pacifica e democratica”, e questo “in chiara opposizione alla posizione del Servizio europeo per l’azione esterna” guidato dall’Alto Rappresentate Federica Mogherini, “e a tutte le risoluzioni precedentemente approvate dal Parlamento europeo”.

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