Venticinque anni fa il crollo dell’Urss, l’ex dissidente Fainberg racconta ‘breccia Praga’

Venticinque anni fa il crollo dell’Urss, l’ex dissidente Fainberg racconta ‘breccia Praga’
26 dicembre 2016

mikhail-gorbaciov2La sera del 25 dicembre 1991, in un discorso televisivo, Mikhail Gorbaciov (foto) rassegna le dimissioni da presidente dell’Urss. Sono trascorsi 25 anni dal crollo dell’Unione Sovietica. La bandiera rossa con la falce e il martello viene ammainata dal palazzo del Cremlino e, il 26 dicembre, l’Urss viene ufficialmente sciolta. Ad aprire la prima crepa nel monolitico blocco orientale era stata, nel 1968, la Primavera di Praga, un processo di riforme e democratizzazione, soffocato con l’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del Patto di Varsavia, tra il 20 e il 21 agosto dello stesso anno. Allora, davanti a quella che per molti non e’ altro che l’aggressione contro un popolo fratello, scendono in piazza sette giovani russi, la cui vita cambia per sempre. Tra di loro vi e’ Viktor Fainberg, oggi uno dei piu’ illustri ex dissidenti sovietici, e che paghera’ quel suo gesto con cinque anni di detenzione in un ospedale psichiatrico. “I carri armati a Praga sono stati per tutti un colpo durissimo e inaspettato, appena ho saputo la notizia da Leningrado ho deciso di partire per Mosca, ero sicuro che ci sarebbe stata una manifestazione, non si poteva rimanere in silenzio”, racconta Fainberg, 85 anni, intervistato da Agi nel suo appartamento al centro di Parigi, dove vive dal 1978.

PIAZZA ROSSA Una volta arrivato a Mosca, nel seminterrato del gia’ noto dissidente Viktor Krasin, incontra alcuni di quelli che poi, di li’ a pochi giorni, sarebbero diventati i protagonisti della cosiddetta “manifestazione dei sette”. “Natalia Gorbanevskaya e’ stata tra le menti di quell’azione, ha pensato lo slogan poi simbolo della nostra protesta ‘Per la vostra e la nostra liberta””, ricorda Fainberg. Cosi’, il 25 agosto del 1968, a mezzogiorno in punto in Piazza Rossa, il luogo piu’ sorvegliato dell’Unione sovietica di Brezhnev, a pochi passi dalla sede del famigerato Kgb, Fainberg, la Gorbanevskaya e altri quattro compagni (Konstantin Babitsky, Larisa Bogoras, Vadim Delaunay, Vladimir Dremlyugae e Pavel Litvinov) si siedono e srotolano i loro striscioni di protesta, con diversi slogan: “Stiamo perdendo i nostri amici migliori”, “Lunga vita a una Cecoslovacchia libera e indipendente”, “Vergognatevi occupanti”. “Prima di arrivare in Piazza Rossa ho dovuto seminare due agenti dei servizi segreti, che mi avevano seguito fin da casa; – dice Fainberg – la Gorbanevskaya, invece, aveva portato gli striscioni, nascondendoli dentro la carrozzina del figlioletto di tre mesi. Senza quel neonato non ci sarebbe stata nessuna protesta”. La polizia si scaglia addosso al gruppo di manifestanti, dopo pochi minuti.

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viktor-fainbergOSPEDALE PSICHIATRICO “Gli altri mi avevano detto di non reagire, perche’ altrimenti ci avrebbero accusato di teppismo, ma io non ce l’ho fatta e siccome ho mostrato resistenza mi hanno colpito con un tirapugni, mi hanno fatto cadere quattro denti”. Il ricordo piu’ forte che ha di quel giorno e’ quando, “mentre la polizia cercava un’auto per portarci in commissariato, una donna si e’ fatta avanti e indicandomi ha detto ad alta voce davanti a tutti: ‘Guadate cosa fanno a un essere umano!’ Non lo dimentichero’ mai”. Impresentabile a un processo in quelle condizioni, Fainberg(foto) viene dichiarato malato di mente e spedito all’ospedale psichiatrico speciale di Leningrado, l’attuale San Pietroburgo; “si chiamava speciale, perche’ gli internati avevano ancora meno diritti, dei prigionieri dei lager”, spiega con sarcasmo. La psichiatria repressiva contro gli oppositori politici e’ molto diffusa in Urss e Fainberg inizia a combatterla gia’ in carcere: fa due scioperi della fame, tenta il suicidio e scrive lettere di denuncia. Una di queste riesce ad arrivare in Occidente e fa scalpore.

PUTINIZZAZIONE Dopo cinque anni, le autorita’ decidono di liberarlo e per sbarazzarsene gli danno la possibilita’ di emigrare all’estero, da dove continua a occuparsi di diritti umani, fino a oggi. “Quando sono uscito, non ho provato alcuna felicita’, perche’ ho continuato a sentire dietro le mie spalle l’ombra del regime sovietico”. Oggi Fainberg non si pente di quel gesto eroico e si dice “soddisfatto”, perche’ 50 anni dopo la “manifestazione dei sette”, in Russia si continua a scendere in piazza, usando lo slogan “Per la vostra e la nostra liberta’”; come e’ successo nei cortei delle proteste anti-governative, del 2011-2012. Anche se il suo paese, oggi, gode sicuramente di maggiori liberta’, di quanto non fosse sotto l’Urss, Fainberg ritiene che alcuni aspetti siano peggiori di allora. “Durante l’Unione sovietica la gente almeno cercava un’alternativa al regime: poteva essere l’Occidente o la democratizzazione del socialismo; oggi, invece, questo non c’e’. L’Occidente, inoltre, e’ in profonda crisi e sembra in ginocchio davanti a Vladimir Putin, che se ne approfitta. Pochi mesi fa, per esempio, nessuno avrebbe immaginato questa putinizzazione della Francia”.

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