Verhofstadt: con Salvini in Italia rischia stato di diritto

Verhofstadt: con Salvini in Italia rischia stato di diritto
L'ex premier belga e capogruppo dell'Alleanza liberaldemocratica al Parlamento europeo (Alde), Guy Verhofstadt
9 gennaio 2018

C’è il rischio che oggi l’Austria, dove la coalizione di governo comprende un partito di estrema destra, e domani forse l’Italia, se dovesse andare al potere la Lega di Matteo Salvini, seguano il modello di trasformazione della democrazia in un regime illiberale e non rispettoso dello stato di diritto che stanno mettendo in pratica l’Ungheria e la Polonia nell’Ue, e, fuori dall’Unione, la Turchia di Erdogan e la Russia di Putin. Lo ha affermato a Bruxelles l’ex premier belga e capogruppo dell’Alleanza liberaldemocratica al Parlamento europeo (Alde), Guy Verhofstadt.
Intervenendo durante un seminario dell’Alde dal titolo “Lo stato della democrazia, lo stato di diritto e i diritti fondamentali nell’Ue”, svoltosi nell’Europarlamento a Bruxelles, Verhofstadt ha avvertito che in diversi Stati membri non possono essere più dati per scontati i “pesi e contrappesi” (“checks and balances”, ndr) e lo stato di diritto della democrazia liberale. “Negli ultimi anni abbiamo visto un modello (“pattern”, ndr) chiaro, per cui alcuni governi dell’Ue hanno sistematicamente minato il sistema democratico e lo stato di diritto, con l’obiettivo di preservare il proprio potere”, ha spiegato. “Non c’è nulla di sbagliato – ha osservato Verhofstadt – nel tentare di preservare il proprio potere in una società democratica, ma farlo compromettendo il sistema politico e lo stato di diritto del proprio paese è un problema”.

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Secondo l’ex premier belga, il modello seguito “è sempre lo stesso: innanzitutto tutto vengono minate l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura, politicizzando o paralizzando le corti di grado più elevato e rimpiazzandone in modo massiccio i giudici con persone politicamente vicine al potere”. Questo è esattamente ciò che sta avvenendo in Polonia, tanto che la Commissione europea ha attivato contro Varsavia la procedura prevista dall’art.7 del Trattato Ue per violazione dello stato di diritto. In secondo luogo, ha proseguito il capogruppo euroliberale, “si mettono sotto pressione le voci critiche, ostacolando il finanziamento delle Ong e stigmatizzando chiunque riceva finanziamenti esteri come un agente straniero”. Inoltre, “si mettono i media sotto il controllo del partito di governo e si rende la vita difficile agli sponsor dei media privati, per esempio con estesi controlli fiscali o altre forme di pressione politica”. Il terzo elemento del ‘modello’, ha detto ancora Verhofstadt, “è sempre lo stesso: la legge elettorale viene cambiata, in modo che anche con una minoranza dei voti possa essere garantita la maggioranza dei seggi, preservando il potere politico. Così, la protezione delle minoranze e il controllo sul potere del partito al governo vengono sistematicamente indeboliti o eliminati”.

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Tutto questo, ha aggiunto l’ex premier belga, avviene “nel contesto di una nuova narrazione (‘narrative’, ndr) politica, basata sulla cosiddetta difesa dei valori cristiani e dei valori nazionali, e su campagne d’odio contro le élite cosmopolite che vivono a Londra, a Bruxelles, a Parigi, a Berlino e persino a Praga o a Varsavia”. “E’ una narrazione – ha spiegato ancora Verhofstadt – che fomenta un’apprensione (‘anxiety’, ndr) esagerata contro i migranti, specie quelli musulmani, o ‘invasori musulmani, come li chiama Viktor Orban”, il premier ungherese. “I modelli seguiti da questi leader – ha sottolineato – non sono più Konrad Adenauer o Winston Churchill, né di certo Angela Merkel, ma Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan”, i leader autoritari di Turchia e Russia. “Bisogna poi dire francamente che questo fenomeno non è limitato ai paesi dell’Europa centrale e orientale: la Csu bavarese (il partito cristiano sociale alleato della Cdu di Merkel, ndr) ha invitato di recente Viktor Orban (il premier autoritario ungherese, ndr) come ospite speciale, per cercare ispirazione”, ha denunciato il capogruppo euroliberale. “La mia paura – ha concluso Verhofstadt – è che, se non facciamo niente, ci sia il rischio di una diffusione di questo fenomeno in altri paesi: guardate ad esempio all’Austria, o forse un domani all’Italia; dove, se Matteo Salvini arrivasse al potere con la sua Lega Nord, potrebbe accadere facilmente la stessa cosa”. askanews

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