Vertice europeo, tracciate le linee guida sul dopo Brexit

Vertice europeo, tracciate le linee guida sul dopo Brexit
Il Consiglio europeo
23 marzo 2018

Il Consiglio europeo, riunito oggi a Bruxelles nel formato a Ventisette, ha adottato delle le linee guida sul futuro delle relazioni fra l’Ue e il Regno Unito dopo la Brexit. Si tratta di un testo di sei pagine in cui vengono indicati gli obiettivi e affrontati tutti gli aspetti problematici dei futuri accordi che si vuole stabilire con Londra, ma senza entrare nei dettagli. Nel documento, innanzitutto di accoglie con favore l’accordo raggiunto lunedì fra i negoziatori sui termini del divorzio fra l’Ue e il Regno Unito per quanto riguarda i diritti dei cittadini, l’accordo finanziario e il periodo di transizione, mentre riconosce che c’è ancora da lavorare sulla questione del Nord Irlanda e anche sul caso di Gibilterra. I Ventisette esprimono poi la loro “determinazione ad avere un partenariato quanto più stretto possibile in futuro con il Regno Unito”, e sottolineano in particolare che questo partenariato dovrebbe coprire, oltre all’economia e al commercio, anche la lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale, la sicurezza e la politica estera e di difesa. Ma i Ventisette puntualizzano anche che la Brexit limiterà inevitabilmente la profondità di questo futuro partenariato, che il fatto che il Regno Unito sia fuori dall’Unione doganale e dal mercato unico Ue “condurrà inevitabilmente a frizioni commerciali”, che “la divergenza fra le tariffe esterne e fra le regole interne, così come l’assenza di istituzioni comuni e di un sistema giuridico condiviso, comporteranno la necessità di verifiche e controlli per mantenere l’integrità del mercato unico Ue, così come quella del mercato britannico”, e questo, avvertono i leader europei “avrà inevitabilmente conseguenze economiche negative, in particolare nel Regno Unito”.

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Nelle linee guida, il Consiglio europeo ribadisce che “ogni accordo con il Regno Unito dovrà essere basato su un equilibrio tra diritti e obblighi e garantire condizioni di parità. Un paese che non è membro dell’Unione e non rispetta i medesimi obblighi di uno Stato membro – si puntualizza nel testo – non può avere gli stessi diritti e godere degli stessi vantaggi di un membro”. Si ricorda poi che “le quattro libertà (di circolazione delle merci, dei capitali, dei servizi e delle persone, ndr) sono indivisibili e che non sono ammissibili scelte selettive di comodo (“cherry picking”, ndr) attuate mediante una partecipazione al mercato unico su base settoriale che comprometterebbe l’integrità e il corretto funzionamento del mercato unico”. Il Consiglio europeo ribadisce poi che “l’Unione preserverà la propria autonomia per quanto riguarda il processo decisionale”, a cuoi non parteciperà il Regno Unito, in quanto paese terzo. Inoltre, “anche il ruolo della Corte di giustizia dell’Unione europea sarà pienamente rispettato”. Riguardo alle relazioni economiche, il Consiglio europeo conferma di essere “pronto ad avviare i lavori per un accordo di libero scambio (Als) equilibrato, ambizioso e di ampia portata, a condizione che vi siano sufficienti garanzie di parità di condizioni (“level playing field”, ndr).

L’accordo sarà messo a punto e concluso una volta che il Regno Unito non sarà più uno Stato membro”, ma, precisano i Ventotto, non potrà “offrire gli stessi vantaggi legati alla qualità di Stato membro, né equivalere alla partecipazione al mercato unico”. L’accordo contemplerebbe innanzitutto “lo scambio di merci, con l’obiettivo di coprire tutti i settori e di cercare di mantenere tariffe nulle e nessuna restrizione quantitativa, accompagnato da opportune regole di origine”, e dovrebbe “mantenere l’attuale accesso reciproco alle acque e alle risorse di pesca”. Occorreranno inltre “un’adeguata cooperazione doganale che preservi l’autonomia normativa e giurisdizionale delle parti e l’integrità dell’unione doganale dell’UE”, “disposizioni sugli ostacoli tecnici agli scambi (Tbt) e misure sanitarie e fitosanitarie”, e “un quadro per la cooperazione normativa volontaria”. L’accordo dovrebbe riguardare poi “lo scambio di servizi, con l’obiettivo di consentire l’accesso al mercato per fornire servizi conformemente alle norme dello Stato ospitante”, e “l’accesso ai mercati degli appalti pubblici, gli investimenti e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, comprese le indicazioni geografiche, e altri settori di interesse per l’Unione”.

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Le linee guida prospettano poi la possibilità di una “cooperazione giudiziaria in materia matrimoniale, di responsabilità genitoriale e su altre materie correlate, tenendo conto che il Regno Unito sarà un Paese terzo e che questa cooperazione necessiterebbe di solide garanzie volte ad assicurare il pieno rispetto dei diritti fondamentali”. In materia di “cooperazione socioeconomica”, le linee guida ipotizzano, nel settore dei trasporti, “un accordo sul trasporto aereo combinato con accordi sulla sicurezza aerea” (con l’obiettivo, se tutto va bene, di concedere al Regno Unito la cosiddetta “quinta libertà”, ovvero diritti simili a quelli che hanno i vettori statunitensi e canadesi, secondo quanto viene affermato in bozze non rese pubbliche nelle linee guida), e poi “accordi sugli altri modi di trasporto”. Nei settori della ricerca e innovazione e dell’istruzione e cultura, “qualsiasi partecipazione del Regno Unito ai programmi dell’Unione dovrebbe essere soggetta alle pertinenti condizioni di partecipazione dei Paesi terzi”. L’Ue chiede poi “solide garanzie atte ad assicurare condizioni di parità. L’obiettivo dovrebbe essere – sempre secondo le linee guida – la prevenzione di un vantaggio concorrenziale sleale di cui il Regno Unito potrebbe beneficiare indebolendo i livelli di protezione relativi, ad esempio, alle misure e alle prassi fiscali, sociali, ambientali e regolamentari, nonché in materia di concorrenza e di aiuti di Stato”. L’accordo dovrà prevedere perciò “una combinazione di regole sostanziali allineate alle norme internazionali e dell’Ue, meccanismi adeguati per assicurare l’effettiva attuazione a livello interno, meccanismi di esecuzione e di risoluzione delle controversie e rimedi autonomi dell’Unione”.

Una delle questioni più delicate, dove è molto alto l’interesse britannico a mantenere un accesso al mercato europeo che l’Ue è invece molto restia a concedere, è quella dei servizi finanziari. Le linee guida su questo punto si limitano ad affermare che “qualsiasi quadro futuro dovrebbe salvaguardare la stabilità finanziaria dell’Unione e rispettarne il regime e le norme di regolamentazione e di vigilanza, nonché la relativa applicazione”. Qualche spiegazione in più viene dalla bozza di una nota che doveva essere allegata e che invece si è tenuta per ora confidenziale: l’obiettivo dovrebbe essere quello di consentire l’accesso al mercato dei servizi finanziari attraverso dei “meccanismi rivisti e migliorati di equivalenza”, e questo “preservando la stabilità finanziaria, l’integrità del mercato unico e l’autonomia dei meccanismi decisionali nell’Ue”. E, per evitare qualsiasi fraintendimento, si insiste sul fatto che “i meccanismi di equivalenza e le decisioni “restano definiti e attuati su base unilaterale dall’Ue”. Oltre alla cooperazione commerciale ed economica, il Consiglio europeo ritiene che si debba predisporre fra l’Unione e il Regno Unito, una “cooperazione delle autorità di contrasto e giudiziarie in materia penale”, con un partenariato che “dovrebbe contemplare efficaci scambi di informazioni, il sostegno alla cooperazione operativa tra autorità di contrasto e la cooperazione giudiziaria in materia penale. Si dovranno stabilire solide garanzie che assicurino il pieno rispetto dei diritti fondamentali e meccanismi efficaci di esecuzione e di risoluzione delle controversie”. Si dovrebbe prevedere, inoltre, “una forte cooperazione tra in materia di politica estera, di sicurezza e di difesa” con “adeguati meccanismi di dialogo, consultazione, coordinamento, scambio di informazioni e cooperazione. La predisposizione di un accordo sulla sicurezza delle informazioni – si avverte – è un presupposto per lo scambio di informazioni nell’ambito di tale cooperazione”. L’accordo dovrà comprendere, infine, delle norme sui dati. “Per quanto riguarda i dati personali, la protezione dovrebbe essere disciplinata dalle norme dell’Unione in materia di adeguatezza al fine di garantire un livello di protezione sostanzialmente equivalente a quello dell’Ue”, conclude il documento. (Askanews)

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