Via libera Camera a regole per toghe in politica, ma il percorso è in salita. Ecco cosa prevede la norma

Via libera Camera a regole per toghe in politica, ma il percorso è in salita. Ecco cosa prevede la norma
30 marzo 2017

L’aula della Camera ha approvato la proposta di legge che disciplina le condizioni per l’accesso dei magistrati agli incarichi elettivi e di governo nazionali e locali e il loro ricollocamento al termine del mandato o dell’incarico. I sì sono stati 211, 2 i no, 29 gli astenuti. Hanno votato contro Fratelli d’Italia, Ala-Scelta civica, Lega, Sinistra Italiana, M5s, Fi; hanno votato sì Pd, Democrazia solidale-Centro demorcatico, Civici e innovatori, Ap. Il testo era uscito dal Senato nel 2014 con un voto quasi unanime. Oggi le opposizioni unite hanno fortemente contrastato le modifiche apportate dalla Camera con emendamenti respinti dall’aula per soli 20/30 voti. Dopo il disco verde di oggi alla Camera, il testo sulle toghe in politica torna al Senato per l’approvazione definitiva. Ma è difficile veda la luce visti i tempi stretti della legislatura e i numeri risicati della maggioranza a Palazzo Madama.

Il gruppo dei verdiniani, sui cui senatori spesso il governo può contare per votazioni sul filo, a Montecitorio ha dichiarato la netta contrarietà al provvedimento uscito dalla Camera: “E’ un passo indietro – ha detto Luca D’Alessandro – rispetto al voto su Minzolini che ci eravamo illusi fosse il primo capitolo di un riequilibrio nei rapporti tra politica e giustizia. Abbiamo perso un’occasione storica. Le opposizioni sono state unite nell’affrontare l’esame, non credo sia capitato molte altre volte. La maggioranza ha deciso di affossare le norme approvate dal Senato nel 2014 modificandole e peggiorandole. Sarà difficile quindi vederle approvate”. Questa norma, si è difeso David Ermini (Pd), “non c’entra nulla con il caso Minzolini perché il giudice che lo ha giudicato era già da 8 anni uscito dagli incarichi politici”. Ecco, intanto, cosa prevede il provvedimento su ‘candidabilita’, eleggibilita’ e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonche’ di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali’.

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– Paletti per tutti i magistrati. I paletti in ingresso e in uscita per chi fa politica riguardano tutti i magistrati, ordinari, amministrativi, contabili e militari. Siano essi in attivita’ o fuori ruolo. E valgono per tutte le elezioni (europee, politiche, regionali, amministrative) e tutti gli incarichi di governo nazionale, regionale e negli enti locali.

– Candidabili ma solo ‘fuori sede’. Il magistrato che si presenta alle elezioni non potra’ candidarsi nella circoscrizione (o nell’ambito territoriale) elettorale dove ha svolto le funzioni nei 5 anni precedenti e dovra’ essere in aspettativa da almeno 6 mesi. Nessun divieto se si e’ dimesso o e’ in pensione da almeno due anni.

– Obbligo aspettativa anche per sindaci. Stop alla possibilita’ per sindaci o assessori in enti locali di svolgere insieme funzioni giudiziarie e funzioni politico-amministrative in ambiti territoriali diversi. La carica elettiva o l’incarico di governo, a qualunque livello, obbliga all’aspettativa (con collocamento fuori ruolo).

– A fine mandato 3 anni di ‘limbo’. Il magistrato a fine mandato o a fine incarico sara’ collocato in un distretto di corte d’appello diverso da quello che comprende la circoscrizione dove e’ stato eletto. Per 3 anni non potra’ ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi e dovra’ svolgere esclusivamente funzioni giudicanti collegiali.

– Alternative di rientro per ex parlamentari. Se ha i requisiti, il magistrato ex parlamentare o europarlamentare o con incarichi di governo nazionale puo’ anche chiedere di essere collocato in Cassazione oppure, in alternativa, di essere inquadrato nell’Avvocatura dello Stato (con divieto per 3 anni di incarichi direttivi o semidirettivi) o in un ruolo autonomo del ministero della Giustizia.

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– Ricollocamento del non eletto. Se non eletto, il magistrato rientra in un ufficio che non ricade nella circoscrizione di candidatura e per 2 anni non puo’ esercitare funzioni inquirenti. Nessuna restrizione, invece, se gia’ in servizio presso le giurisdizioni superiori.

– Quarantena anche per gli ex capi gabinetto. Al rientro nella sede di provenienza, il magistrato gia’ capo di un ufficio di diretta collaborazione di ministri, governatori o sindaci o componente di Authority o commissioni di vigilanza non potra’ per un anno ricoprire incarichi direttivi o semidirettivi.

– Sanzioni a chi sgarra. Chi si candida o accetta incarichi di governo al di fuori delle regole incorre in un illecito disciplinare rischiando una sanzione non inferiore alla perdita di anzianita’ per quattro anni.

– Trasparenza su incarichi fuori ruolo. Sul sito della presidenza del consiglio confluiranno (anche tramite link) i dati elaborati dai rispettivi organi di autogoverno o di rappresentanza sui magistrati (ordinari, amministrativi, contabili, militari) e sugli avvocati o procuratori dello Stato collocati fuori ruolo. Nella banca dati saranno consultabili incarichi attuali e incarichi precedenti e durata complessiva del fuori ruolo.

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