Da Vienna a Monaco, le Secessioni e l’irruzione del moderno

25 settembre 2017

Un diverso approccio all’arte nel suo insieme. Questo era l’obiettivo di molti movimenti che, alla fine dell’Ottocento, hanno lanciato i propri manifesti per il cambiamento. Celeberrima in questo senso la Secessione viennese, ma in Europa ne fiorirono anche altre, e ora una mostra a Palazzo Roverella a Rovigo indaga le Secessioni, al plurale, focalizzandosi anche su Monaco, Praga e Roma. Il curatore dell’esposizione, Francesco Parisi. “Il termine Secessione – ci ha detto – riporta subito alla mente Vienna, Klimt e Schiele. Come si può vedere nella mostra, ogni città europea tra Otto e Novecento aveva favorito la nascita di questi movimenti, ma solo in chiave politica, non si trattava di un vero e proprio stile. era una sorta di ribellione contro metodi espositivi e scelte delle principali associazioni artistiche dell’epoca”. Una ribellione che si manifesta in modi diversi, a Vienna emerge un decorativismo radicale; a Praga il gruppo Sursum punta sulla grafica, con esiti di altissimo livello; a Roma le ricerche si intrecciano e prendono diverse vie, coinvolgendo i protagonisti di diverse avanguardie. A Monaco si assiste a un nuovo tipo di pittura, che raggiunge esiti notissimi, come nel caso del “Lucifero” di Franz von Stuck, i cui occhi intensi sono più forti anche dell’incerta illuminazione.

Leggi anche:
Dopo lo stop per malattia, Drusilla Foer torna in scena

Opere che hanno in sé il germe della modernità, alla quale le Secessioni in qualche modo hanno spalancato le porte. “Stuck – ha aggiunto il curatore – fu il maestro di Kandinsky, questo rende appieno l’idea. Stuck fu il fondatore della Secessione di Monaco nel 1892 e poco dopo Kandinsky fece il manifesto di un altro gruppo secessionista a sua volta, il gruppo Phalanx, che era una sorta di continuazione della Secessione”. La mostra di Rovigo ruota intorno a un concetto chiave per le Secessioni: “A ogni epoca la sua arte, a ogni arte la sua libertà” e i pezzi esposti certificano la vocazione multidisciplinare, diremmo oggi, dei vari movimenti. “Soprattutto con Vienna – ha concluso Francesco Parisi – si mette in pratica totalmente quella che è la Gesamtkunstwerk wagneriana, cioè l’opera d’arte totale in cui l’artista si dedica addirittura alle posate, ai vasi, alle maniglie, alla grafica editoriale, alle riviste, insomma a qualsiasi cosa. E ovviamente anche alla pittura”. La mostra a Palazzo Roverella resta aperta al pubblico fino al 21 gennaio 2018.

Segui ilfogliettone.it su facebook
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a redazione@ilfogliettone.it


Commenti