Vince concorso, niente posto perche’ padre ergastolano. “Che c’entro io?”

Vince concorso, niente posto perche’ padre ergastolano. “Che c’entro io?”
4 aprile 2019

Il padre Vincenzo Licata, 63 anni di Grotte (Agrigento), ha avuto tre ergastoli per Mafia; la figlia, Gisella, 36 anni, una laurea in Giurisprudenza e nessun precedente penale, ha dovuto fare ricorso al Tar del Lazio perche’ il Viminale lo scorso 4 febbraio, le ha impedito di entrare in servizio dopo aver vinto un concorso da funzionario civile di prefettura. “Ero bambina, non so nulla, non potevo sapere niente: che c’entro io con mio padre?”, ha detto Gisella Licata, idonea a un concorso (e’ giunta 414/ma) bandito dal ministero dell’Interno per 250 posti e ripescata con lo scorrimento della graduatoria.

Dovra’ occuparsi di migranti richiedenti asilo. Due giorni prima della firma del contratto, il 2 febbraio, ha appreso che dalla questura di Agrigento, il 18 gennaio, era partita un’informativa al ministero: “Si verrebbe a configurare – si legge nella nota – una situazione inconciliabile rispetto all’immissione nei ruoli di questa amministrazione, nella quale vengono svolte funzioni di particolare delicatezza, anche in materia di pubblica sicurezza”. Nella stessa informativa, pero’, si sostiene anche che la donna risulta “di regolare condotta in genere e immune da precedenti e pendenze penali, non e’ dedita all’alcool ne’ all’uso di sostanze stupefacenti”.

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Fatto sta che la procedura di assunzione viene sospesa a tempo indeterminato. L’avvocato Girolamo Rubino, incaricato dalla donna, ha fatto ricorso al Tar del Lazio, che martedi’ ha deciso di accogliere la richiesta della donna di sospendere la decisione del Viminale. Non sara’ pero’ probabilmente il Tar a reintegrare la signora Licata: i giudici potrebbero infatti dichiararsi incompetenti a favore del giudice del Lavoro, di Palermo o di Agrigento, perche’ si tratta di un rapporto potenzialmente gia’ instaurato.

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