Violenza sessuale, dirigente Regione condannato sfugge a arresto

19 gennaio 2017

Per sfuggire all’arresto, conseguente alla conferma della condanna a 4 anni per tentata violenza sessuale, gli e’ bastato mettersi in ferie: Philippe Tisseyre, 54 anni, origini francesi ma archeologo marino in servizio alla Soprintendenza del Mare, ufficio della Regione Sicilia, si e’ allontanato del tutto indisturbato da Palermo, qualche giorno prima dell’udienza in cui la Cassazione avrebbe dovuto decidere se confermare o annullare la sentenza che lo aveva riconosciuto colpevole di avere aggredito, pestato, sequestrato e cercato di abusare di un’amica psicologa. Una vicenda bruttissima, quella oggetto del processo: nell’abitazione della donna Tisseyre si era introdotto salendo attraverso un ponteggio, montato per ristrutturare il palazzo in cui viveva la vittima e, di fronte al rifiuto di lei di fare sesso, l’aveva picchiata selvaggiamente.

Nonostante tutto l’archeologo, appassionato di immersioni e autore di ritrovamenti di anfore e relitti nel mare delle Egadi e delle Eolie, molto presente nell’alta societa’ palermitana, non aveva mai fatto un giorno di carcere. In vista del 20 dicembre, giorno in cui la Cassazione doveva decidere il suo destino processuale, l’imputato ha chiesto le ferie per il periodo natalizio e poi non ha piu’ fatto rientro nel suo ufficio della Soprintendenza del Mare. Nessuna allerta particolare era stata lanciata su di lui, che aveva tranquillamente il passaporto: la cancelleria della Cassazione non aveva neanche preannunciato l’udienza (lo fa solo per le sentenze di condanna a piu’ di 5 anni) e dunque non si era messo in movimento il meccanismo di cautele diretto all’eventuale esecuzione della pena. Una volta deciso il processo, la comunicazione del dispositivo, da Roma a Palermo, e’ stata fatta con tempi burocratici, a distanza di oltre una decina di giorni: poi la Procura del capoluogo siciliano, a partire dal 2 gennaio, ha attivato i carabinieri, che si sono presentati a casa di Tisseyre dopo l’Epifania. Ma l’archeologo, che, nonostante la doppia condanna di primo e secondo grado, fino a novembre era stato protagonista di eventi culturali e di conferenze, non c’era. Nel 2015 era stato condannato dalla Corte dei conti a risarcire 160.940 euro all’Universita’, per avere svolto il doppio lavoro di lettore dell’ateneo e di dirigente regionale, che aveva ottenuto nel 2004.

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