Vitalizi, primo voto sulla bozza Richetti. Dubbi Fi e orlandiani

Vitalizi, primo voto sulla bozza Richetti. Dubbi Fi e orlandiani
17 maggio 2017

Sarà una cosa seria o solo propaganda alimentata dalla sfrenata rincorsa tra Pd e M5s, tra Renzi e Grillo? E’ il dubbio che serpeggia tra i deputati – di opposizione ma anche tra gli stessi democratici – quando si chiede come le forze politiche arriveranno domani al primo voto sull’abolizione dei vitalizi parlamentari: in commissione Affari Costituzionali alla Camera si voterà infatti l’adozione del testo base presentato oggi dal relatore Matteo Richetti (Pd). La proposta è esattamente quella depositata a Montecitorio il 9 luglio 2015 dal deputato dem e prevede il ricalcolo contributivo esteso anche a tutti gli attuali assegni vitalizi erogati. Una proposta ferma da un anno e mezzo in Commissione e ripescata questa settimana dopo un servizio delle Iene che puntava il dito contro lo stallo sulla questione da parte del Parlamento. Un’accelerazione, voluta dallo stesso segretario del Pd, Matteo Renzi, che ha portato in poche ore ieri alla decisione di abbinare la proposta Richetti a quella della M5s Roberta Lombardi su indennità e pensioni dei parlamentari, alla nomina di un nuovo relatore – Richetti – e alla presentazione di un testo base in cui – d’accordo i pentastellati – le norme sugli stipendi previste dalla pdl Lombardi scompaiono e resta solo l’abolizione dei vitalizi prevista dalla legge Richetti.

Una proposta firmata anche dal vicecapogruppo Fi alla Camera Maria Stella Gelmini, firma che ha sollevato non pochi malumori nella riunione dei deputati azzurri che si è svolta oggi in concomitanza con la riunione di commissione. Tanto che la Gelmini è costretta a precisare su facebook: “Ho firmato convintamente la proposta Richetti per l’abolizione. L’ho fatto a titolo personale perché condivido il passaggio per tutti gli eletti al sistema contributivo uguale per tutti i cittadini. Gli italiani pagano i contributi, in base a quanto versano prendono una pensione e noi dobbiamo fare lo stesso”. Ma Renato Brunetta vorrebbe andare avanti con una sua proposta che poi è quella di far sì che la pensione sia commisurata alla retribuzione che il deputato riceveva prima di essere eletto mettendo ovviamente un tetto massimo. “Siamo perplessi – spiega un deputato forzista – dal piglio propagandistico della cosa. Nel merito vedremo. Certo Fi sui tagli ai costi della politica non prende lezioni da nessuno. Può rivendicare diverse battaglie sulla riduzione degli emolumenti ai parlamentari oltre al fatto che la decisione di abolire i vitalizi fu presa dall’ufficio di presidenza nella scorsa legislatura quando c’era una maggioranza di centrodestra”.

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Il capogruppo in commissione Francesco Paolo Sisto spiega che non è stato ancora deciso come Fi voterà sul testo base domani: “Penso ci rivedremo…”. L’accelerazione sulla legge Richetti e la strana sinergia tra Pd e M5s sul tema non convincono neanche i deputati che nel congresso Pd hanno sostenuto Andrea Orlando: “Sul merito – spiega uno di loro – la proposta ha aspetti ragionevoli. Il principio secondo cui i diritti acquisiti sono intoccabili è debole e discutibile perché se c’è una crisi non è giusto che debbano pagare solo le nuove generazioni. Ma ci vuole perizia nell’affrontare il tema. Siamo sicuri che vada fatto per legge?
Soltanto un mese fa l’ufficio di presidenza della Camera ha rivisto i criteri dei vitalizi, perché ora si torna sul tema? L’agenda del Parlamento è dettata da un servizio delle Iene?”. Il deputato orlandiano ha concreti dubbi che la proposta vada avanti: “Se diventa una cosa seria ci impegneremo anche a fare emendamenti, per ora aspettiamo e vediamo”.

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