Voto di scambio, 13 anni e 6 mesi a ex assessore lombardo. Garavaglia rischia indagine per falsa testimonianza

Voto di scambio, 13 anni e 6 mesi a ex assessore lombardo. Garavaglia rischia indagine per falsa testimonianza
8 febbraio 2017

Colpevole di voto di scambio con la ‘ndrangheta, corruzione e anche concorso esterno in associazione mafiosa: per queste accuse Domenico Zambetti, ex assessore regionale lombardo, è stato condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere, contro i 10 anni chiesti per lui dalla pubblica accusa. Il pm di Milano Giuseppe D’Amico (nel frattempo promosso procuratore aggiunto a Busto Arsizio) aveva deciso di far cadere l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. I giudici dell’ottava sezione penale di Milano lo hanno invece condannato anche per questo reato. Per l’ex esponente della giunta regionale presieduta da Roberto Formgioni è stata inoltre disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici oltre che 3 anni di libertà vigilata una volta finita di scontare la sua pena in carcere. Zambetti è stato inoltre condannato a risarcire le istituzioni che si sono costituite parti civili contro di lui: dovrà versare 500 mila alla Regione Lombardia e 200 mila euro al Comune di Milano.

ARRESTATO 2012 Zambetti venne arrestato nell’ottobre 2012: uno scandalo che, di lì a poco, avrebbe provocato la crisi della giunta Formigoni e la fine anticipata della legislatura regionale. Per l’accusa, l’allora assessore regionale alla Casa – eletto nel 2010 al Pirellone con oltre 11 mila preferenze – avrebbe dato 200 mila euro alle cosche della ‘ndrangheta per assicurarsi un pacchetto di voti sicuri. Voti pagati al prezzo di 50 euro l’uno. Il processo milanese sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia si è chiuso con altre tre condanne: 16 anni e 6 mesi per il presunto referente del clan Grillo-Mancuso, Eugenio Costantino (contro i 17 chiesti per lui dall’accusa), 12 anni per Ambrogio Crespi, fratello del noto sondaggista Luigi (il pm aveva chiesto 6 anni), e 11 anni per Ciro Simonte, altro personaggio indicato dai pm come colluso con la ‘ndrangheta. Sono stati tutti condannati alle stesse pene accessorie disposte per Zambetti: interdizione perpetua dai pubblici uffici e 3 anni di libertà vigilata. Il collegio presieduto da Maria Luisa Balzarotti ha invece assolto con formula piena Alfredo Celeste, ex sindaco di Sedriano (Comune dell’alto milanese sciolto nel 2013 per infiltrazioni mafiose, e il medico Marco Scalambra. Tra le parti civili anche l’Aler: l’ente per l’edilizia popolare lombarda riceverà dai quattro condannati 350 mila euro a titolo di risarcimento. “Faremo appello”, si è limitato a commentare l’avvocato Corrado Limentani, uno dei difensori di Zambetti. Presente in aula alla lettura del verdetto anche Costantino: “Non ho proprio l’idea di cosa sia la mafia – ha commentato dopo la sentenza – secondo me proprio non esiste. Se io sono uno ‘ndranghetista, allora la mafia non esiste, è tutta un’invenzione”.

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FALSA TESTIMONIANZA Intanto, l’assessore lombardo all’Economia attualmente in carica, il leghista Massimo Garavaglia, rischia di finire sotto indagine per falsa testimonianza. I giudici dell’Ottava Sezione Penale del Tribunale di Milano, che oggi hanno condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere l’ex assessore lombardo Domenico Zambetti, hanno anche disposto la trasmissione in Procura di tutti i verbali e degli altri atti processuali relativi alle deposizioni rese dall’assessore della giunta Maroni, dall’ex sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, e del suo vice, Adelio Pivetta. Era stato quest’ultimo, durante la sua testimonianza nell’aula del processo sulle presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Lombardia, a chiamare direttamente in causa Garavaglia in relazione a un vecchio contenzioso tra il Comune di Sedriano e il consorzio di imprese all’epoca impegnate nella costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità tra Milano e Torino. Secondo Pivetta, Garavaglia – all’epoca vicepresidente della commissione Bilancio del Senato e responsabile economico della Lega Nord – avrebbe sollecitato i vertici della giunta comunale di Sedriano a rinunciare alla procedura sanzionatoria contro il consorzio Tav.

“In cambio – aveva fatto mettere a verbale nella sua deposizione Pivetta – Garavaglia si sarebbe attivato per farci avere 500 mila euro con la legge mancia”. Circostanza smentita categoricamente dal diretto interessato: Nella successiva testimonianza, Garavaglia aveva infatti ammesso di aver sconsigliato i vertici del comune di Sedriano di intentare causa contro il consorzio Tav, negando però di aver promesso loro 500 mila euro. Di fronte a due deposizioni in totale contrasto l’una con l’altra, i giudici hanno deciso di sollecitare la procura a valutare l’apertura di un fascicolo di indagine per falsa testimonianza. Un nuova grana giudiziaria per l’esponente della giunta Maroni, già sotto processo a Milano per turbativa d’asta. In questo caso è accusato di aver pilotato a favore dell’associazione Croce Azzurra Ticinia la gara d’appalto – del valore complessivo 11 milioni di euro – per il traspoprto dei malati dializzati.
Vicenda, questa, che nell’ottobre 2015 portò anche all’arresto dell’allora vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani.

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