Mark Zuckerberg risponde all’Europarlamento, ma non su tutto

Mark Zuckerberg risponde all’Europarlamento, ma non su tutto
Antonio Tajani e Mark Zuckerberg
22 maggio 2018

Quella del fondatore e Ceo di Facebook, Mark Zuckerberg davanti alla conferenza dei presidenti del Parlamento europeo, questa sera a Bruxelles, è stata un’audizione interessante ma troppo breve, e con risposte a volte deludenti e per certi aspetti insufficienti. In particolare rispetto alle aspettative e all’allarme sociale che hanno sollevato lo scandalo di Cambridge Analytica, le interferenze dei siti fasulli e delle “fake news” nel dibattito politico e nelle elezioni presidenziali in Usa e nel referendum britannico sulla Brexit, gli abusi nell’utilizzo dei dati personali, le violazioni della privacy, i mancati controlli e le insidie dell’uso dei social media da parte dei terroristi, per gli incitamenti all’odio e alla violenza, per il bullismo, e infine anche le giuste preoccupazioni per i problemi di concorrenza. Tanto che alla fine Zuckerberg ha dovuto accettare la richiesta dei capigruppo, raccolta dal presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani di rispondere ad ogni loro singola domanda per iscritto.

L’impressione è che il fondatore di Facebook fosse ben preparato a replicare soprattutto sulla dimensione più “politica”: laddove ha garantito che, grazie a nuovi strumenti di intelligenza artificiale e a sempre più assunzioni di “fact checkers (verificatori, ndr) in ogni lingua e in ogni paese”, saranno “rese molto più difficili” le interferenze nei processi elettorali. E quando ha assicurato che i controlli sui contenuti “postati” sui social media saranno molto più “pro-attivi” e immediati, e non più solo basati su segnalazioni da parte degli utenti, per contrastare non solo le fake news, ma anche gli incitamenti all’odio, il terrorismo e le minacce alla sicurezza, il bullismo online, le tendenze suicide, con la rimozione tempestiva dei siti e dei post individuati grazie ai nuovi strumenti. Più reticenti o incomplete sono state, invece le risposte alle domande che toccavano direttamente il “business model” di Facebook, soprattutto quelle del capogruppo dei Verdi, Philippe Lamberts e di quello liberaldemocratico, Guy Verhofstadt, sul controllo dei propri dati personali da parte degli utenti, l’opt out dalla pubblicità mirata, la trasparenza e il pagamento delle tasse, la concorrenza. A tutte queste questioni, Facebook risponderà per iscritto, più tardi. askanews

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