28 punti di Trump spingono Usa a proporre a Zelenskyj un piano già trattato con Mosca
Volodymyr Zelensky e Donald Trump
Gli attacchi russi sull’Ucraina si intensificano, con 20 vittime a Ternopil, mentre sul fronte diplomatico prende forma un nuovo attivismo: Zelensky vola in Turchia, Washington invia una delegazione a Kiev e negli Stati Uniti emerge un possibile piano di pace segreto.
Zelensky in Turchia per riaprire il canale negoziale con Erdogan
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato oggi in Turchia per un colloquio con il presidente Recep Tayyip Erdogan, con l’obiettivo dichiarato di rilanciare un percorso negoziale ritenuto finora bloccato. L’iniziativa punta a definire condizioni minime per quella che Kiev continua a definire una “pace giusta”, fondata sul rispetto dell’integrità territoriale del Paese e sulla riduzione dei rischi di escalation.
Il viaggio giunge in un momento di forte difficoltà per l’Ucraina. Oltre al peggioramento del quadro militare, con nuovi raid russi sulle città ucraine e un bilancio di 20 morti a Ternopil, il governo deve far fronte alle pressioni interne legate a un’inchiesta per corruzione che coinvolge esponenti politici vicini alla presidenza. Nel contesto attuale, ogni apertura diplomatica è percepita come un tentativo di sottrarre iniziativa a un progressivo logoramento militare e politico.
Parallelamente, Ankara mira a recuperare un ruolo centrale nel dossier ucraino, dopo aver favorito nel 2022 l’accordo sul grano tra Mosca e Kiev. Il governo turco si propone come facilitatore di una discussione più ampia sul quadro di sicurezza regionale, pur ribadendo di non voler assumere una posizione di mediazione vincolante senza il consenso delle parti.
Delegazione statunitense a Kiev per una missione di accertamento
Mentre Zelensky discute con Erdogan, una delegazione statunitense guidata dal Segretario dell’Esercito Dan Driscoll è giunta a Kiev per quella che l’ambasciata degli Stati Uniti definisce una “missione di accertamento dei fatti”. Ne fanno parte, tra gli altri, il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Randy George. Fonti citate da Reuters confermano che i due incontreranno Zelensky nelle prossime ore.
Il mandato della delegazione è osservare direttamente la situazione sul terreno, valutare le necessità operative delle forze ucraine e definire una cornice più chiara dell’impatto degli ultimi mesi di conflitto. Washington intende inoltre verificare i processi di gestione degli aiuti militari, tema tornato al centro del dibattito interno in seguito alle discussioni sul budget del Congresso.
Il coinvolgimento diretto delle autorità militari statunitensi avviene in una fase in cui la Casa Bianca appare impegnata a calibrare il proprio sostegno, secondo quanto riferito da analisti, per conciliare il supporto a Kiev con un quadro regionale divenuto più fluido per effetto delle recenti dinamiche diplomatiche.
Il piano di pace segreto di cui si discute negli Stati Uniti
A complicare ulteriormente il quadro sono le indiscrezioni pubblicate da Axios su un piano di pace in 28 punti che l’amministrazione di Donald Trump starebbe valutando in coordinamento con Mosca. Secondo quanto emerso, la bozza sarebbe stata discussa in colloqui riservati tra l’inviato speciale statunitense Steve Witkoff e l’emissario russo Kirill Dmitriev.
La struttura del piano si articolerebbe su quattro pilastri: cessazione delle ostilità in Ucraina, garanzie di sicurezza per le parti coinvolte, ridefinizione dell’architettura di sicurezza europea e gestione delle future relazioni tra Stati Uniti e Federazione Russa. L’impostazione, almeno nelle sue linee generali, sembra riflettere le richieste di Mosca di riaprire la discussione sugli assetti strategici europei e sulle prospettive dell’Ucraina rispetto alle alleanze occidentali.
Secondo Politico, all’interno della Casa Bianca prevale un clima definito “ottimista”, con la convinzione che la proposta potrà essere presentata a Zelensky come una base di lavoro già consolidata. Un alto funzionario ha sintetizzato questo orientamento affermando che “ciò che presenteremo all’Ucraina è ragionevole”.
Le posizioni di Mosca e il margine negoziale
Da parte russa, la reazione alle indiscrezioni è stata contenuta ma non negativa. Dmitriev ha dichiarato ad Axios che “la posizione russa viene veramente ascoltata”, segnale di un possibile rinnovato interesse di Mosca verso un confronto diretto con Washington. Il Cremlino, pur precisando che non invierà delegati ai colloqui in corso in Turchia, si è detto disponibile a valutare gli esiti del confronto bilaterale tra Kiev e Ankara e a discuterne con Stati Uniti e Turchia in un secondo momento.
La posizione russa rimane tuttavia invariata sui punti considerati essenziali: sospensione dell’espansione dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) e ritiro delle forze ucraine dalle porzioni delle regioni annesse nel 2022 che non sono ancora sotto controllo russo. Si tratta di condizioni che Kiev ha sempre escluso, ritenendole incompatibili con il principio di sovranità territoriale.
L’eventuale convergenza su un percorso negoziale dipenderà quindi dalla capacità dei diversi attori di delineare un quadro di sicurezza europeo che risponda alle esigenze delle parti senza compromettere l’equilibrio regionale già fragile.
Le prospettive per Kiev tra pressing esterno e fragilità interne
Per Zelensky, la combinazione di pressioni internazionali e difficoltà interne rappresenta un passaggio cruciale. La possibilità che una soluzione venga elaborata senza un pieno coinvolgimento di Kiev, come suggerito da alcune fonti occidentali, potrebbe creare tensioni istituzionali e mettere in discussione la stabilità politica del Paese.
Sul fronte militare, i raid su Ternopil confermano l’intensificazione della strategia russa mirata a colpire infrastrutture critiche e centri urbani lontani dalla linea del fronte. Sul piano interno, lo scandalo di corruzione che coinvolge figure vicine alla presidenza rischia di indebolire ulteriormente la capacità negoziale del governo, già messa alla prova dalle continue sollecitazioni alle forze armate e dalla necessità di mantenere il sostegno della popolazione.
Il quadro che si sta delineando suggerisce una fase di profonda fluidità diplomatica in cui Washington, Ankara e Mosca cercano di rimodellare in modo diverso i rispettivi spazi di influenza. Per l’Ucraina, la sfida sarà trovare un equilibrio tra la necessità di difendere la propria posizione e la possibilità di rientrare in un processo politico più ampio che coinvolga attori globali con agende non sempre allineate.
