Riforma partecipate, a rischio il controllo della Corte dei conti

Riforma partecipate, a rischio il controllo della Corte dei conti
12 gennaio 2016

di Laura Della Pasqua

Addio controllo della Corte dei conti sulle società partecipate. Sembra questo, stando alle indiscrezioni della vigilia, in attesa del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, il risvolto del testo di riforma delle partecipate che dovrebbe portare anche a una riduzione del numero da 8mila a mille. Secondo le bozze che saranno esaminate venerdì, dovrebbe venir meno la giurisdizione della Corte dei conti sulle partecipate. Il controllo resterebbe solo per il momento della costituzione ma se durante la gestione emergono danni erariali, tutta la materia diventerebbe di competenza del giudice ordinario. Si avrebbe una situazione paradossale con il rischio di togliere qualsiasi argine agli sprechi. Un esempio. Ora su Ama c’è la giurisdizione della Corte dei conti che può agire contro gli amministratori. Un domani se dovesse essere tolta la giurisdizione della Corte potrebbe agire solo il Comune di Roma. Ma siccome a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, il Comune potrebbe avere qualche difficoltà ad intervenire contro quegli amministratori che ha nominato. Non solo. Mentre ora l Procura può agire contro gli amministratori, dopo la riforma potrebbe intervenire solo contro gli amministratori del Comune che non hanno controllato. Le conseguenze sono facili da immaginare.

Ieri l’Associazione Magistrati della Corte dei conti, in un comunicato ha invitato il governo a un’ulteriore “riflessione” sul provvedimento che approderà in Cdm. “Pur aderendo agli intenti di razionalizzazione e di riduzione della spesa pubblica perseguiti dal Testo Unico – si legge nella nota – l’Associazione non può non rilevare con preoccupazione come le relative disposizioni, se da un lato prefigurano nuove attribuzioni della Corte dei conti in materia di controllo sugli atti deliberativi di costituzione delle società a partecipazione pubblica, dall’altro lato operano una forte contrazione dei poteri giurisdizionali della Corte medesima in tale materia”. La magistratura contabile poi sottolinea “l’ampia diffusione degli sprechi e della cattiva gestione in tale settore” e l’azione che ha “evidenziato annualmente danni erariali per diversi milioni di euro”. Al momento sul tema circolano diverse bozze e si attende quale sarà il documento finale che approderà in Consiglio dei ministri.

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Sempre per le partecipate, il testo dovrebbe contenere la figura dell’amministratore unico e dove c’è un cda non potrà essere composto da più di 5 membri. Ogni anno dovrà essere fatto un piano di razionalizzazione. In caso di esuberi è prevista la mobilità obbligatoria. Addio a tutte le imprese con fatturato sotto 1 milione di euro o che abbiano forma giuridica diversa da srl o spa (quindi via i consorzi). Una norma ad hoc fisserà i nuovi massimi per i manager. Niente buone uscite e niente premi con risultati economici negativi. Altri decreti attuativi sono all’ordine del giorno per completare la riforma Madia. Sarà incentivata la fusione in appositi distretti delle spa locali che si occupano di acqua, luce, gas, trasporti, farmacie, rifiuti. Le Regioni avranno 9 mesi di tempo per disegnare i nuovi poli. Scaduto tale termine sarà il governo ad intervenire. È in arrivo il Pin unico: ogni italiano avrà il proprio “domicilio digitale”, un recapito elettronico (mail o app) per gestire, come cittadino o come impresa, comunicazioni e servizi della P.a. Inoltre la Forestale sarà assorbita dai Carabinieri.

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