di Carlantonio Solimene
All’inizio fu folgorazione. Sublimata nella lettera che Papa Francesco scrisse a Eugenio Scalfari nel settembre del 2013 per discutere dell’essenza della fede dalle colonne di Repubblica . “Finalmente un Pontefice progressista” si affrettò a etichettarlo la cosiddetta “intellighenzia di sinistra”. Che salutò con favore anche la rivelazione fatta da Francesco nello scorso maggio: “Non guardo la tv da 25 anni, leggo solo un giornale, Repubblica , ogni mattino” disse il Papa in un’intervista a un quotidiano argentino. Peccato che il giorno successivo dal Vaticano arrivò la smentita: “Fue un lapsus!” avrebbe esclamato lo stesso Pontefice rileggendo l’intervista. In realtà la rassegna stampa del mattino era limitata al solo Messaggero . Nel frattempo, anche il carattere “sinistrorso” del Papa era stato rimesso in discussione. Perché Francesco sarà sì un Pontefice terzomondista, più sopportato che supportato dalle gerarchie vaticane. Ma da lì a dare il proprio placet – per dire – alle nozze gay, ce ne corre. Niente, però, in confronto al rospo che l’universo “radical chic” ha dovuto ingoiare lunedì sera, quando a Casa Santa Marta è andata in scena una sorta di presentazione del libro con la consegna della prima copia dell’edizione italiana al Pontefice da parte dell’editrice: Marina Berlusconi. Eh sì, perché per la sua fatica letteraria Bergoglio ha scelto i tipi di Piemme, che dal lontano 2003 sono entrati a far parte dell’universo Mondadori.
Fin qui niente di strano: la casa editrice che fa capo al gruppo Fininvest è senza dubbio la leader italiana del settore librario e da sempre si contraddistingue per il pluralismo delle sue scelte. Pubblicano con Mondadori – ad esempio – anche svariati autori “progressisti”, da Roberto Saviano a Corrado Formigli, da Fabio Fazio a Massimo D’Alema. E anche il premier Matteo Renzi, per il suo “Oltre la rottamazione”, ha scelto il Biscione. La polemica sugli scrittori che “hanno il cuore a sinistra e il portafoglio a destra” ha d’altronde fatto il suo tempo e non appassiona più nessuno. Eppure, proprio nei mesi scorsi, il gruppo guidato da Marina Berlusconi era stato vittima dell’ennesima crociata radical. Nel mirino era finita l’acquisizione della Rcs Libri – Rizzoli, Bompiani, Frabbri, Bur e altri marchi – che oltre a salvare il gruppo da un fallimento quasi certo ha concentrato nelle mani del Biscione il 40% dell’editoria italiana. Un gruppo di autori, guidati dalla regista, scrittice ed editor Elisabetta Sgarbi decise così nel novembre scorso di lasciare Bompiani per fondare una nuova casa editrice, La Nave di Teseo. Con la sorella del più celebre Vittorio sbatterono la porta i vari Umberto Eco, Sandro Veronesi, Mauro Covacich e altri.
E anche qui niente di particolarmente significativo: ogni autore è libero di fare le scelte che ritiene riguardo il suo mestiere. La Sgarbi, però, andò oltre e nello spiegare il divorzio parlò di “incompatibilità antropologica” con i nuovi proprietari. Non si fece attendere la risposta di Marina Berlusconi: “L’aria di libertà che respirano i nostri autori mi pare non venga contestata da nessuno” spiegò piccatamente in una lettera a Il Foglio. “Essere considerata incompatibile con chi mostra una tale arroganza e un tale disprezzo verso le opinioni e le posizioni altrui – concluse la figlia di Berlusconi – non mi dispiace affatto”. Ora, di quell’aria di libertà ha potuto beneficiare anche Papa Francesco. E a benedire l’operazione, ieri, è arrivato addirittura Roberto Benigni, un altro che non può certo essere sospettato di simpatie conservatrici: “Non si può parlare moderatamente del Papa – ha detto Benigni – è un rivoluzionario, è meraviglioso”. Dal canto suo, Marina Berlusconi ha ringraziato Bergoglio per il grandissimo regalo fattole con la scelta di pubblicare con la sua casa editrice. E magari potrà sperare nella “misericordia” di Francesco anche per vedersi perdonato il peccato mortale che le addebita certa sinistra: quello di voler fare i soldi con i libri. Di destra e di sinistra.