Unione civili, in Senato senza intesa. E’ battaglia sui canguri

Il ddl sulle unioni civili arriva in aula al Senato alla prova dei primi voti sugli emendamenti senza alcun accordo né nel Pd, né nella maggioranza, né tantomeno tra maggioranza e opposizione: la battaglia è già iniziata e si profila cruenta soprattutto dopo la fumata nera uscita dall’ultima riunione delle 12 tra dem, Area Popolare, Lega e Forza Italia. Fallito l’ennesimo tentativo di intesa per il ritiro delle migliaia di emendamenti del Carroccio, il Pd intende portare ai voti – con scrutinio palese – subito l’emendamento a prima firma di Andrea Marucci, il cosiddetto super canguro che se approvato azzererebbe tutti gli altri. Ma non sarà semplice e immediato. Sia Area Popolare che Lega infatti promettono battaglia: da un lato il capogruppo dei centristi al Senato, Renato Schifani, assicura che farà un lungo intervento con il quale chiederà molto probabilmente un voto per parti separate del canguro Marcucci.

Sulla richiesta di spacchettamento dovrà esprimersi l’aula con una votazione. Dall’altro il leghista Roberto Calderoli fa notare che “il Marcucci ricalca interamente il testo Cirinnà e quindi non può essere votato prima di altri emendamenti premissivi presentati dalla Lega. Vediamo in aula quale canguro salterà più in alto”. Per Maurizio Gasparri, senatore di Fi che riunirà il gruppo alle 15 per fare il punto, “si tratta di un canguro bilaterale perché serve a mettere un bavaglio anche ai cattodem. Meno votazioni vengono fatte, meno dissidenti vengono fuori”. Insomma la seduta si preannuncia movimentata in una giornata che non è partita sotto i migliori auspici. Sono volati di buon mattino insulti nel Pd con l’europarlamentare dem attivista gay Daniele Viotti che su twitter ha scritto: “La dico semplice, ma non mi vengono altre parole: i senatori Di Giorgi, Lepri e i cattodem hanno rotto il cazzo”. E più tardi: “Sono sbottato perché il dibattito riguarda la vita mia e di tanti altri. Nessuna posizione politica o attacco contro i cattolici”. Al termine della riunione al Pd, invece, è il capogruppo leghista al Senato Gian Marco Centinaio, a non usare mezzi termini: “La parola del Pd vale quanto un peto”. Intanto il presidente del Senato, Pietro Grasso, avverte: “I senatori che si allontanano dall’Aula sono tenuti a portare con se’ la tessera” personale per votare, e se cio’ non dovesse avvenire la presidenza di palazzo Madama potrebbe valutare la “detrazione della diaria”.

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