Conferenza delle Regioni vara riforma dei porti, ecco cosa cambia

Conferenza delle Regioni vara riforma dei porti, ecco cosa cambia
1 aprile 2016

Con la riforma della riorganizzazione dei porti, varata dalla Conferenza delle Regioni, si semplifica fortemente il quadro del settore creando 15 autorità di sistema portuale, cui faranno riferimento 54 porti di rilevanza nazionale e a cui potranno rivolgersi le Regioni anche per chiedere l’inserimento di porti di rilevanza regionale. E’ dunque un’operazione di forte razionalizzazione che porta ad una riduzione dei comitati portuali: dagli oltre 360 esistenti oggi, a circa 70. Tutto ciò avverrà anche con il coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali perché alcuni componenti saranno designati dalle autonomie territoriali. Con la riforma, le nuove autorità istituiranno anche ‘tavoli di partenariato della risorsa mare’, con funzioni consultive, a cui parteciperanno stakeholder e associazioni di categoria. Una svolta anche per la semplificazione burocratica con la realizzazione dello sportello unico doganale e l’attivazione di controlli sotto il coordinamento funzionale dell’agenzia delle dogane e l’attivazione di uno sportello amministrativo.

Infine la riforma prevede un rilancio della portualità e della logistica attraverso: semplificazione su scavi e dragaggi; miglioramento dei collegamenti ferroviari di ultimo miglio; ‘ferrobonus’ e ‘marebonus’ ovvero gli incentivi previsti dall’ultima legge di stabilità per il trasporto merci via ferrovia e via mare. “Con il piano strategico della portualità e della logistica si rilancia inoltre il settore portuale e logistico massimizzando il valore aggiunto che può arrivare proprio dal trasporto marittimo – segnala la Conferenza delle Regioni -. In linea con la riforma delle autorità portuali si mira a semplificare e snellire l’organizzazione, garantendo maggiore trasparenza e upgranding di servizi, uniformando le condizioni di accesso alle concessioni demaniali, migliorando l’efficienza del lavoro portuale e promuovendo il settore turistico e il potenziamento del settore crocieristico. Il piano prevede una serie di interventi per migliorare i collegamenti marittimi e terrestri, semplificando le manovre ferroviarie e introducendo il fast corridor ferroviario negli scali merci. Si punta poi sull’integrazione del sistema logistico e il coordinamento funzionale con interporti e piattaforme logistiche”.

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Anche nel piano strategico nazionale sono previste azioni per migliorare la qualità dei collegamenti ultimo miglio. Infine, “maggiore innovazione secondo le Linee UE e la strategia del Piano Horizon2020; interventi per minimizzare l’impatto ambientale; certezza delle risorse, mettendo a sistema fondi FESR, Fondo Sviluppo e Coesione, Piano Junker; condivisione e confronto partenariale; attualizzazione della governance del sistema mare”. Si tratta di obiettivi “che saranno perseguiti attraverso azioni strategiche da realizzarsi con modifiche della normativa vigente; regolamenti attuativi; futuri piani attuativi di settore; azioni del documento di programmazione pluriennale; contratti di programma con i concessionari; accordi di rete o programma quadro, protocolli d’intesa”. Fondamentale è il capitolo finale del piano relativo alle proposte di governance con cui si individua la migliore dimensione per coniugare efficienza e aumento della competitività con l’esigenza del maggiore raccordo con territori e mercati locali.

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