Procreazione assistita, ora i bimbi possono avere due madri: la sentenza fa storia, da Agosto migliaia di coppie potranno sorridere finalmente

Coppia (pexels) - IlFogliettone.it

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Due madri per un figlio, la Consulta riconosce il diritto dei bambini nati da coppie omogenitoriali: ecco cosa cambia

Con la sentenza n. 68 del 22 maggio 2024, la Corte Costituzionale ha compiuto un passo storico nella tutela dei diritti dei bambini nati da coppie omogenitoriali. Il provvedimento segna la fine di una discriminazione giuridica che escludeva la madre non biologica dal riconoscimento legale, anche nei casi in cui vi fosse stato un chiaro consenso preventivo alla genitorialità attraverso la fecondazione eterologa effettuata all’estero. La decisione apre la strada al riconoscimento pieno di entrambe le madri, tutelando in primo luogo il superiore interesse del minore.

Il punto centrale della sentenza riguarda l’articolo 8 della Legge 40 del 2004, relativo alla procreazione medicalmente assistita. Secondo la norma, la madre era soltanto colei che aveva partorito, mentre la cosiddetta madre intenzionale – cioè la donna che aveva espresso il consenso alla PMA e si era assunta la responsabilità genitoriale – era giuridicamente esclusa. La Consulta ha ritenuto questa impostazione in contrasto con i principi fondamentali della Costituzione, in particolare con gli articoli 2, 3 e 30.

Per i giudici costituzionali, il nodo centrale è la piena tutela dell’interesse del minore. Negare la possibilità di riconoscere giuridicamente la madre intenzionale significa privare il bambino del diritto a un rapporto stabile con entrambi i genitori. Il diritto del minore a ricevere cura, assistenza e educazione da entrambe le figure genitoriali non può essere sacrificato in nome di un’interpretazione formale della maternità, né lasciato al caso o alla discrezionalità delle autorità amministrative o giudiziarie.

La Corte ha sottolineato come la genitorialità non sia soltanto un fatto biologico, ma soprattutto un impegno condiviso e consapevole assunto da due persone che scelgono insieme di avere un figlio. Questo vincolo morale e sociale deve avere una corrispondenza giuridica, affinché si possano garantire tutti i diritti del bambino sin dalla nascita. La responsabilità derivante dalla scelta di accedere alla PMA è dunque un fondamento solido per il riconoscimento legale della madre intenzionale.

Il caso che ha portato alla sentenza

Il pronunciamento nasce da una questione sollevata dal Tribunale di Lucca, che si era trovato di fronte alla richiesta della Procura di cancellare la madre intenzionale dall’atto di nascita di un bambino nato da una coppia di donne. Il ricorso alla PMA era avvenuto all’estero, secondo le normative locali. La Corte ha respinto con decisione la richiesta, riconoscendo il pieno diritto del bambino ad avere entrambe le madri come figure giuridicamente rilevanti.

È importante chiarire che la sentenza non modifica le norme italiane sull’accesso alla procreazione medicalmente assistita. La questione affrontata riguarda esclusivamente il riconoscimento legale del legame genitoriale successivo alla nascita. La Consulta ha ritenuto che, una volta generato il figlio e assunto l’impegno genitoriale, non vi siano giustificazioni per negare il riconoscimento della seconda madre.

Bimba con due mamme (pexels) – IlFogliettone.it

Un richiamo alle convenzioni internazionali

Nel suo ragionamento, la Corte ha richiamato più volte i principi sanciti dalle convenzioni internazionali, come la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo e la Convenzione di Strasburgo del 1967. Il minore ha diritto a crescere all’interno del nucleo familiare che lo ha voluto e generato, e il sistema giuridico deve garantirgli stabilità affettiva e giuridica. Questo approccio rafforza l’idea che la Costituzione italiana debba essere letta in chiave evolutiva e non statica.

La decisione della Consulta rappresenta un punto di svolta nella giurisprudenza italiana, con potenziali effetti su numerose situazioni analoghe in attesa di riconoscimento. È un passo verso una concezione di famiglia più inclusiva e aderente alla realtà, in cui il ruolo genitoriale non si misura solo con la genetica, ma anche e soprattutto con l’amore, la cura e la responsabilità condivisa. La Costituzione, secondo i giudici, non può restare insensibile a questi cambiamenti.