Italia rovente: Milano e Roma battono Algeri, Tunisi e Rabat

L’anomalia che diventa notizia: in piena ondata di calore, l’Italia supera il Nordafrica. Milano e Roma registrano valori più alti di Algeri, Tunisi e Rabat, mentre l’Anticiclone Caronte spinge verso Nord-est una bolla d’aria torrida che schiaccia afa e calore sul Centro-Nord. Secondo Lorenzo Tedici, de IlMeteo.it, numerosi picchi italiani hanno superato quelli del Maghreb, ribaltando le mappe abituali del caldo mediterraneo.

A Milano, negli ultimi tre giorni, le minime si sono fermate a 27°C, una soglia “quasi supertropicale” (la definizione scatta oltre i 30°C), con massime attestate intorno ai 37°C. Il centro resta affollato di visitatori, tra stupore e resistenza. “Ci aspettavamo caldo, veniamo da una vacanza in Sardegna, ma non credevamo così tanto”, raccontano due turiste polacche.

La dimensione quotidiana del caldo emerge dai dettagli. “Fa molto caldo, per questo ho messo il cappello”, aggiunge un giovane del Ghana, sintetizzando la strategia minima per muoversi in città senza soccombere alla calura di mezzogiorno.

Roma vive notti un filo più clementi, con minime sui 23-24°C, ma le massime non lasciano scampo: 36-38°C. La Capitale respira solo a tratti, in un ciclo di riscaldamento diurno e raffreddamento incompleto che moltiplica la fatica di residenti e turisti.

Confronto con le capitali del Maghreb

Il paradosso si consolida guardando a Sud. Ad Algeri, la minima è scesa fino a 21°C, con massime non oltre i 34°C; Tunisi ha seguito una traiettoria simile. Rabat, complice la ventilazione atlantica lungo la costa, ha faticato a superare i 30-33°C.

L’oceano funziona da regolatore termico, smorzando gli eccessi. Nel cuore urbano italiano, invece, la colata calda si somma agli effetti di accumulo delle superfici e al ristagno notturno: un cocktail che amplifica la sensazione di afa e allunga la durata del disagio.

Il risultato è una geografia del caldo temporaneamente capovolta, in cui il Mediterraneo settentrionale si comporta come una fascia subtropicale. La distanza tra l’esperienza delle città europee e quella delle capitali nordafricane, almeno in questi giorni, si accorcia fino quasi a invertirsi.

Questo scarto non è solo meteorologico, ma sociale. Cambiano le abitudini, gli orari, i consumi; cambia l’idea stessa di estate urbana, che si misura sempre più in notti calde e giorni senza tregua.

L’anticiclone Caronte e l’onda di calore europea

La dinamica è chiara: l’Anticiclone Caronte si è espanso dal Sahara verso Francia e Italia centro-settentrionale, comprimendo l’aria e intrappolando calore e umidità nei bassi strati. Una macchina sinottica che, quando si blocca, trasforma la canicola in una condizione persistente.

Gli effetti si avvertono oltre confine. In Francia si toccano livelli paragonabili al 2003, stagione che si immaginava irripetibile per un secolo; e invece, negli ultimi 22 anni, non sono mancati episodi anche peggiori, segnale della gravità del riscaldamento globale che avanza per accelerazioni e ritorni di fiamma.

L’eccezionale, ripetuto, smette di essere eccezione. Milano che supera Algeri, Roma che tallona Tunisi: più che una curiosità di cronaca, è un promemoria su quanto rapidamente si stia riscrivendo la normalità climatica mediterranea.

La riflessione finale è semplice e scomoda: se l’estate d’Europa assomiglia sempre più a quella del deserto, la sfida non è solo “sopportare” la prossima ondata, ma adattare città, orari, servizi e abitudini a un caldo che non bussa più, entra.