Netanyahu non si arresta: Abbiamo colpito il volto della propaganda di Hamas. I leader all’estero sono i prossimi
In un colpo letale che scuote il Medio Oriente, l’esercito israeliano elimina il portavoce di Hamas Abu Obeida, mentre il premier israeliano ironizza sulla sua fine e Katz lo spedisce “all’inferno” con gli alleati del terrore, intensificando una guerra senza pietà.
Benjamin Netanyahu
Nessun rifugio è sicuro per i leader di Hamas, nemmeno oltre i confini della Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato con fermezza Eyal Zamir, capo di Stato maggiore dell’esercito israeliano, annunciando l’eliminazione di Hudahaifa Kahlout, noto come Abu Obeida, il “volto pubblico” dell’ala militare del gruppo terroristico. “Questa non è la fine”, ha avvertito Zamir durante una riunione al centro di comando settentrionale. “La maggior parte della leadership di Hamas è all’estero, e li raggiungeremo”.
L’operazione, confermata in un comunicato congiunto dalle Forze di Difesa Israeliane (Idf) e dallo Shin Bet, l’agenzia di intelligence interna, rappresenta un colpo strategico al cuore della macchina propagandistica di Hamas. Abu Obeida, uno degli ultimi alti ranghi sopravvissuti dall’attacco del 7 ottobre 2023, è stato localizzato e neutralizzato in un appartamento a Gaza City.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha aperto la riunione del gabinetto di sicurezza con un’ironia tagliente: “L’annuncio di Hamas su Abu Obeida non arriverà, a quanto pare non c’è più nessuno con cui parlare”. Le sue parole, riportate dal Times of Israel, sottolineano la soddisfazione israeliana per un’azione che non solo elimina una minaccia, ma smantella un pilastro della narrazione nemica.
Netanyahu ha aggiunto: “Lo Shin Bet e le Idf hanno colpito il portavoce di Hamas. Spero che non sia più con noi, ma al momento non ci sono informazioni chiare da Hamas. Saranno le prossime ore e i prossimi giorni a determinarlo”.
Il ministro della Difesa Israel Katz ha esultato su X: “È stato eliminato a Gaza e mandato a incontrare tutti i membri dell’asse del male provenienti da Iran, Gaza, Libano e Yemen, nel profondo dell’inferno”. Katz ha lodato l’Idf e lo Shin Bet per la “perfetta esecuzione”, promettendo che “presto, con l’intensificarsi della campagna contro Gaza, incontrerà molti altri suoi complici: assassini e stupratori di Hamas”.
Fino a ieri, solo una fonte palestinese anonima aveva riferito ad Al-Arabiya dell’uccisione in un attacco Idf, senza conferme ufficiali da Israele o Hamas. Ora, il comunicato congiunto chiarisce i dettagli: l’operazione è stata orchestrata dalla sala operativa dello Shin Bet, grazie a intelligence raccolta dall’Isa e dalla direzione dell’Intelligence dell’Idf.
Il ruolo di Abu Obeida: architetto della propaganda del terrore
Negli ultimi dieci anni, Kahlout ha supervisionato l’apparato propagandistico delle Brigate Ezzedin al Qassam, coordinando comunicazioni tra brigate, battaglioni e portavoce politici. Come “volto pubblico” di Hamas, ha diffuso messaggi per influenzare l’opinione pubblica a Gaza, nel Medio Oriente e oltre. Ha guidato campagne di terrorismo psicologico, sia prima che durante l’attuale guerra, diffondendo video di incitamento che incoraggiavano atti terroristici nel mondo arabo e tra i palestinesi.
Sotto il suo comando, l’apparato ha distribuito immagini delle atrocità del 7 ottobre, girate dai terroristi stessi. Inoltre, Kahlout e i suoi collaboratori hanno prodotto video di ostaggi israeliani – civili e soldati – per seminare terrore. “Era responsabile della diffusione di propaganda per promuovere attività terroristiche”, recita il comunicato israeliano, dipingendo un quadro di un uomo che ha trasformato la narrazione in un’arma letale.
L’eliminazione di Abu Obeida non è isolata: segue una serie di operazioni mirate contro la leadership di Hamas, con Israele che intensifica la pressione su Gaza. Ma mentre i raid continuano, le prospettive di pace sembrano lontane.
Israele punta alla fine totale della guerra
Un cessate il fuoco temporaneo per il rilascio degli ostaggi? “Non è all’ordine del giorno”. Lo ha ribadito il ministro della Cultura Miki Zohar, in vista della riunione governativa. “C’è una chiara decisione dello Stato di Israele: solo un accordo completo”, ha dichiarato a Canale 12. Zohar ha escluso opzioni parziali: “L’unica cosa all’ordine del giorno è porre fine alla guerra, insieme al rientro di tutti gli ostaggi e alla smilitarizzazione della Striscia”.
Questi commenti arrivano due settimane dopo che Hamas ha accettato le linee generali di un accordo di 60 giorni per rilasciare 10 prigionieri israeliani vivi, su 48 ostaggi ancora detenuti (di cui almeno 20 vivi, secondo Israele).
Ma Gerusalemme non ha risposto, procedendo con l’operazione su Gaza City. Fonti israeliane confermano: nessun accordo parziale sarà discusso oggi. L’insistenza su un deal completo riflette la strategia di Netanyahu: eliminare Hamas prima di negoziare, riducendo il gruppo a un’ombra del suo passato.
Escalation inevitabile
Mentre Gaza brucia sotto i bombardamenti, l’eliminazione di figure come Abu Obeida segnala un cambio di paradigma. Israele non si limita a difendersi: attacca la rete globale di Hamas, con leader all’estero nel mirino.
Questa mossa potrebbe accelerare reazioni da Iran, Hezbollah in Libano o Houthi in Yemen, ampliando il fronte. Ma per ora, il messaggio è chiaro: la propaganda del terrore ha perso la sua voce principale, e la guerra procede senza compromessi.
In un contesto di stallo diplomatico, l’operazione rafforza la posizione israeliana, ma solleva interrogativi sul futuro di Gaza e sugli ostaggi. La comunità internazionale osserva, mentre il conflitto entra in una fase sempre più decisiva.
