Il Mediterraneo restituisce la memoria: straordinario ritrovamento archeologico alle Egadi

Un elmo perfettamente conservato, armi incrostate e iscrizioni romane emergono dai fondali delle isole. Il recupero archeologico svela nuovi dettagli sulla battaglia del 241 a.C. e riaccende il dibattito sull’identità culturale siciliana.

Un elmo di bronzo, perfettamente conservato, riemerge dalle acque profonde delle Isole Egadi, riportando alla luce un frammento cruciale della storia antica.  Lo scorso agosto, un’équipe di subacquei altofondalisti della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss), guidata da Mario Arena sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare, ha compiuto un recupero eccezionale: un elmo “Montefortino”, completo di paraguance, proveniente dal teatro della battaglia navale del 241 a.C. tra Roma e Cartagine.

Un reperto che non è solo testimonianza materiale, ma simbolo di una Sicilia che custodisce sotto il mare le tracce di civiltà e conflitti millenari. Il ritrovamento è stato possibile grazie al coordinamento tra enti locali – Area marina protetta, Comune di Favignana, Capitaneria di porto – e il sostegno di fondazioni internazionali.

“È uno dei più belli e completi mai recuperati – ha dichiarato l’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato – Questi reperti rafforzano l’immagine della nostra Isola come custode di un’eredità culturale unica. Continueremo a investire nella tutela e valorizzazione di questo patrimonio”.

Reperti, fondazioni e mecenati: la rete che sostiene la ricerca

Oltre all’elmo, i sub hanno recuperato una grande maniglia in bronzo dal cosiddetto “relitto del banco dei pesci”, risalente al V secolo d.C., il cui uso rimane incerto. I reperti sono stati sottoposti a un primo trattamento conservativo dalle restauratrici della Sdss, grazie anche al contributo del mecenate statunitense Michel Garcia.

Parallelamente, nello studio radiologico del dottor Giuseppe Perricone a Trapani, sono state eseguite TAC su circa trenta reperti metallici incrostati. Le analisi hanno rivelato la presenza di armi – spade, lance, giavellotti – utilizzate nella battaglia del 241 a.C. e rimaste per secoli custodite dai fondali.

Un lavoro che si avvale da anni del supporto della Rpm Nautical Foundation, fondazione privata americana che ha messo a disposizione fondi e una nave oceanografica per affiancare la Soprintendenza del Mare.

Il rostro romano e l’enigma dell’iscrizione

Tra i reperti già recuperati, è stato recentemente pulito il rostro numero 25, di origine romana. L’iscrizione incisa – “Ser.Solpicio C.F. Quaestor Probavit” – suggerisce l’approvazione da parte di Servio Sulpicio, questore e figlio di Gaio.

Secondo gli studiosi, il Gaio in questione potrebbe essere Gaio Sulpicio, console nel 243 a.C., in piena prima guerra punica. Un dettaglio che apre nuove ipotesi sulla catena di comando romana e sulla logistica militare dell’epoca. Ogni reperto, ogni iscrizione, ogni frammento recuperato dalle acque profonde diventa tessera di un mosaico storico che continua a espandersi.