L’ultimo saluto a Giorgio Armani: intimità, bellezza e memoria a Rivalta
Nel borgo piacentino, il maestro della moda ha scelto di chiudere il cerchio della sua vita accanto ai suoi cari, tra affetti e memoria.
Nel silenzio rispettoso del borgo piacentino di Rivalta, Giorgio Armani ha ricevuto l’ultimo saluto. Lo stilista ha voluto che il commiato fosse riservato alla famiglia, agli amici più cari e ai collaboratori fidati. Un addio raccolto, sulle rive del Trebbia, il torrente che con la sua sabbia grigio-beige aveva ispirato i colori delle sue creazioni fin dagli esordi.
Ma nonostante la volontà di riservatezza, alcune decine di persone si sono radunate attorno all’ingresso transennato dell’antico complesso fortificato. Giornalisti, fotografi e curiosi hanno assistito al passaggio del feretro, lanciando petali bianchi in segno di omaggio.
Fiori, affetto e parole sacre
All’esterno della chiesetta di San Martino, fiori bianchi e decine di corone hanno decorato il sagrato. Una di queste, con un messaggio dorato, recitava: “Con tanto affetto, i suoi dipendenti”. Durante la cerimonia, monsignor Giuseppe Busani, parroco di Rivalta e amico dello stilista, ha celebrato i funerali con parole toccanti: “Armani è stato custode del giardino della bellezza creato da Dio. Il legame con Rivalta continuerà nel cielo”.
Il borgo fortificato, parte della frazione di Gazzola, ospita il castello medievale dove si conservano vessilli della Battaglia di Lepanto. Un luogo ricco di storia, frequentato da nobili europei e dalla principessa Margaret, sorella della Regina Elisabetta II.
Un legame profondo con Rivalta
“Armani adorava Rivalta”, ha confermato il conte Orazio Zanardi Landi, proprietario del castello. Qui riposa la sua famiglia, e qui lo stilista ha scelto di tornare. Le esequie si sono svolte in forma strettamente privata, con circa trenta persone presenti. Il borgo è stato chiuso al pubblico, fatta eccezione per una coppia di milanesi che si è sposata nella stessa chiesa poche ore prima del funerale.
Nonostante l’assenza di conferme ufficiali, è probabile che il corpo di Armani sia stato cremato e che le ceneri vengano tumulate nella cappella di famiglia, accanto alla madre Maria Raimondi, al padre Ugo e al fratello Sergio. Il piccolo cimitero fuori dal castello è stato adornato con rose bianche.
Piacenza e Milano unite nel lutto
A Piacenza, come a Milano, è stato proclamato il lutto cittadino. Armani era nato nella città emiliana il 1° luglio 1934, e vi aveva fatto ritorno più volte nel corso della vita. Durante la guerra, si era rifugiato con la famiglia nella Valtrebbia, per poi trasferirsi definitivamente a Milano nel 1949. Lì ha completato gli studi e ha costruito il suo impero.
L’ultimo ritorno a Piacenza è avvenuto due anni fa, quando l’Università Cattolica gli ha conferito la laurea honoris causa in Global Business Management. Ma il legame con la terra d’origine non si è mai spezzato: Armani tornava spesso, anche solo per vedere un film o gustare i “tortelli con la coda” alla Locanda del Falco.
Una cerimonia di nobile semplicità
Il paese è stato blindato con misure di sicurezza rigorose per garantire la privacy. Solo poche decine di persone hanno partecipato alla cerimonia. Monsignor Busani ha ricordato Armani come “custode del giardino della bellezza creato da Dio”, vissuto con “nobile semplicità”.
“Il desiderio del maestro Giorgio era ritornare vicino ai suoi cari”, ha detto il parroco. “Qui c’è la cappella che custodisce le spoglie della mamma Maria, del fratello Sergio e del papà Ugo. Unirsi sulla terra per essere uniti in cielo”.
Oltre la morte, la bellezza eterna
Durante l’omelia, don Giuseppe ha parlato con parole che “provengono da Dio”, perché “davanti al mistero della morte la nostra parola è sospesa”. Ha sottolineato come Armani abbia sempre cercato di andare oltre le convenzioni, e ora sarà condotto “alla presenza di Dio che abita l’infinito”.
“Impressiona la discrezione e il desiderio di vivere un momento sacro”, ha osservato il parroco. “Lo faremo con lo stile che il maestro ci ha insegnato: una nobile semplicità, immagine della bellezza che lui ha coltivato con genialità”.
