Meloni-Schlein, botta e risposta a distanza: “Noi uniti da valori, loro ossessionati da noi”

Elly Schlein e Giorgia Meloni

Elly Schlein e Giorgia Meloni

Un duello a distanza tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein ha scaldato la chiusura della Festa nazionale dell’Unità 2025, l’ottantesima edizione dell’evento del Partito Democratico. “La differenza è semplice: noi siamo uniti da valori comuni e da una visione, loro solo dall’ossessione di battere noi”, ha dichiarato la premier, rispondendo al monito della leader Pd, che nel suo comizio conclusivo ha esortato la coalizione progressista a costruire l’alleanza già ora, senza rimandare.

Un richiamo all’unità della coalizione progressista

Schlein ha parlato per un’ora e mezza davanti a una platea di peso, con il presidente del Pd Stefano Bonaccini, il responsabile organizzazione Igor Taruffi e parlamentari come Chiara Braga, Marco Sarracino, Graziano Delrio, Nico Stumpo, Roberto Morassut, Anna Rossomando, Simona Bonafé, Piero De Luca, Filippo Sensi, Laura Boldrini e Cecilia D’Elia. Ha aperto celebrando gli 80 anni delle Feste dell’Unità, definite “un presidio di legalità e di democrazia”, rassicurando la minoranza interna sull’importanza di una “grande forza plurale” in un panorama di “partiti personali”.

Il messaggio politico più forte è arrivato alla fine, in risposta alle parole di Giuseppe Conte, che poche ore prima aveva ribadito: “Non siamo alleati”, rinviando la firma di un patto di coalizione e insistendo su un progetto politico per “mandare a casa Meloni”. Schlein ha invece chiesto di accelerare, invitando gli alleati a non perdere tempo in competizioni interne.

Critiche al governo: “Manca una visione”

Schlein non ha risparmiato attacchi al governo Meloni, accusato di non avere una visione in economia, di pronunciare “parole ipocrite” su Gaza e di non intervenire sul caro-bollette per mancanza di coraggio nel colpire gli extra-profitti. Ha denunciato il prelievo di “22 miliardi al ceto medio” attraverso il fiscal-drag e un interventismo selettivo, limitato al “risiko bancario per favorire cordate considerate amiche”. Secondo la leader Pd, il governo cerca sempre un capro espiatorio, nonostante sia al potere da tre anni.

Un messaggio agli alleati: “Non arriviamo all’ultimo”

Schlein ha insistito sull’unità della coalizione progressista, un tema che ripete con forza da quando ha chiuso le candidature per le regionali. “Dico a Giorgia Meloni: abituatevi, non ve lo facciamo più il favore di dividerci. Uniti e compatti vi batteremo, prima alle regionali e poi alle elezioni politiche”, ha dichiarato. Rivolgendosi agli alleati, ha aggiunto: “Alle altre forze di questa bella coalizione progressista dico: andiamo insieme a vincere le regionali e poi continuiamo a lavorare insieme, sui temi concreti”.

La segretaria ha sottolineato l’importanza di non sprecare tempo: “La nostra gente ci chiede unità e coerenza nel progetto. Diamoci il tempo giusto, non facciamo l’errore di arrivare all’ultimo, perché all’ultimo sappiamo che è tardi”. Schlein ha riconosciuto che la coalizione deve costruirsi attorno a un progetto condiviso, ma ha evidenziato che esiste già “una buona base su cui ripartire”. Ogni minuto passato in polemiche interne, ha avvertito, è un minuto in meno per inchiodare il governo sulle sue mancanze.

La sfida, insomma, è lanciata. E Giorgia Meloni ci mette meno di un’ora a raccoglierla. “La differenza è semplice: noi siamo uniti da valori comuni e da una visione, loro solo dall’ossessione di battere noi”, scrive sui social la premier replicando alle parole pronunciate dalla segretaria Pd e di fatto tornando a legittimare il duello a due con Schlein. Che fa buon viso a cattivo gioco sui distinguo di Giuseppe Conte alla festa del Fatto Quotidiano.

“Col Pd noi non siamo alleati. Stiamo costruendo un progetto politico per mandare a casa Meloni, ma noi siamo una forza diversa, abbiamo una vocazione diversa rispetto all’idea della Quercia con i cespugli intorno”, ribadisce il leader M5S. “La platea era quella, doveva un po’ marcare le distanze, ma sono cose che ha sempre detto”, minimizzano i dirigenti a Reggio Emilia. Insomma, l’unica chance per loro è stare insieme anche nelle evidenti diversità.