Fitch promuove l’Italia: l’upgrade che premia Meloni

Dopo anni di diffidenza internazionale, l’agenzia di rating certifica il consolidamento fiscale e la stabilità politica del nostro Paese. Il governo rivendica la vittoria contro i profeti di sventura, ma le sfide restano enormi

fitch-ratings

L’Italia torna a respirare sui mercati internazionali. Fitch Ratings ha alzato il giudizio sul debito sovrano italiano da ‘BBB’ a ‘BBB+’, mantenendo l’outlook stabile in una mossa che rappresenta un riconoscimento inequivocabile della svolta impressa dal governo Meloni alla politica economica nazionale. “Tanto studio, tanto lavoro. Serio e riservato. Abbiamo riportato l’Italia sulla giusta strada”: così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha accolto la notizia, con la sobria soddisfazione di chi sa di aver raggiunto un traguardo atteso da tempo. Un upgrade che arriva in un momento cruciale, quando l’Europa osserva con interesse la tenuta delle economie più fragili dell’Eurozona.

La decisione di Fitch non è un fulmine a ciel sereno, ma il risultato di una strategia meticolosa. L’agenzia ha sottolineato come l’upgrade rifletta “una maggiore fiducia nella traiettoria fiscale dell’Italia, sostenuta da un crescente record di prudenza fiscale e da un forte impegno a raggiungere gli obiettivi fiscali a breve e medio termine”. Un linguaggio tecnico che nasconde una verità politica: questo governo ha convinto i mercati della propria credibilità.

I numeri che convincono Wall Street

Il merito dell’upgrade sta nei numeri concreti. Fitch prevede un deficit al 3,1% del PIL per quest’anno, meglio dell’obiettivo ufficiale del 3,3%, grazie a una “solida performance delle entrate fiscali” che riflette il miglioramento del mercato del lavoro e l’aumento della compliance fiscale. Non sono proclami elettorali, ma dati che testimoniano una macchina statale che funziona meglio.

Le autorità italiane mantengono l’impegno nel contenimento della spesa, con l’obiettivo di ridurre il deficit al 2,6% nel 2027 e sotto il 2% entro il 2029. Traguardi ambiziosi ma realizzabili, secondo gli analisti, che vedono nel rapporto spesa/PIL una discesa al 49% nel medio termine, tornando ai livelli pre-pandemia.

Anche sul fronte della crescita, l’ottimismo è calibrato ma presente: Fitch stima un PIL in crescita dello 0,6% nel 2025, con un’accelerazione media dello 0,8% nel biennio successivo. La domanda interna, trainata dagli investimenti, compenserà la debolezza del settore estero, mentre il sistema bancario mantiene “fondamentali solidi” con posizioni patrimoniali robuste e liquidità abbondante.

Meloni rivendica la vittoria politica

Un chiaro segnale di fiducia dai mercati internazionali: stabilità politica, politiche economiche credibili e sostegno a chi crea lavoro e ricchezza stanno dando i loro frutti. Giorgia Meloni non nasconde la soddisfazione per un risultato che premia la linea di governo adottata fin dall’insediamento. Il premier vede nell’upgrade di Fitch la conferma di una strategia vincente che punta sulla concretezza contro il populismo del passato.

Il messaggio politico è chiaro: dopo anni di governi fragili e instabilità cronica, l’Italia ha ritrovato una bussola. “Conti in ordine, responsabilità nelle scelte di bilancio, l’economia che si rafforza grazie all’aumento dell’occupazione: questi non sono slogan, ma risultati concreti”, ha aggiunto Meloni, tracciando il perimetro di una narrazione che punta sulla concretezza.

L’upgrade assume anche una valenza europea, dimostrando che l’Italia può essere un partner affidabile nel nuovo quadro fiscale dell’UE. Un segnale importante per Bruxelles, che osserva con attenzione la capacità italiana di rispettare i parametri di Maastricht senza rinunciare alla crescita.

Le sfide che restano aperte

Tuttavia, Fitch non nasconde i nodi irrisolti. Il debito pubblico “ancora elevato” e “le crescenti sfide esterne” rimangono fattori di rischio che potrebbero compromettere la traiettoria positiva. L’agenzia riconosce che la stabilità politica e le riforme strutturali “attenuano” questi rischi, ma non li eliminano completamente.

La spesa per la difesa, destinata a raggiungere il 2% del PIL nel 2025, è frutto principalmente di riclassificazioni contabili piuttosto che di investimenti reali. Fitch prevede “solo una limitata spesa aggiuntiva” nei prossimi anni, segnalando che l’impegno NATO dell’Italia potrebbe richiedere sforzi maggiori in futuro.

Il mercato del lavoro, pur in miglioramento, deve ancora affrontare le sfide strutturali di produttività e competitività che da decenni frenano l’economia italiana. L’aumento dell’occupazione, seppur positivo, non basta da solo a garantire una crescita sostenibile nel lungo periodo.

Un upgrade che vale oltre i numeri

L’upgrade di Fitch rappresenta più di un semplice miglioramento tecnico del rating. È il riconoscimento internazionale di un’Italia che ha ritrovato stabilità e credibilità, dopo anni di turbolenze politiche e incertezze economiche. Un risultato che il governo Meloni può rivendicare come proprio, ma che impone anche maggiori responsabilità per il futuro.

La vera sfida inizia ora: trasformare questo riconoscimento in crescita duratura, investimenti produttivi e occupazione di qualità. Perché se è vero che i mercati hanno ritrovato fiducia nell’Italia, è altrettanto vero che le aspettative sono ora più alte. E il margine di errore più stretto che mai.