“I buoni pasto te li dai in faccia”: ufficiale, annullato il benefit, da Ottobre diventano carta straccia, paga tutto o fai la fame
Buoni pasto (pexels) - IlFogliettone.it
Buoni pasto, nuove regole e incertezze per i consumatori, uno strumento che aiuta le famiglie per la spesa di ogni giorno
Da settembre 2025 sono entrate in vigore nuove regole sui buoni pasto, destinate a cambiare abitudini consolidate di milioni di italiani. Questi strumenti, utilizzati quotidianamente per alleggerire il costo della spesa o di un pranzo fuori, potrebbero non essere più così facilmente spendibili come in passato. Una piccola rivoluzione silenziosa che interessa lavoratori, negozianti e società emittenti.
I buoni pasto non sono semplici voucher: per molte famiglie rappresentano una forma concreta di sostegno economico. Permettono di integrare lo stipendio senza incidere troppo sul bilancio domestico, garantendo maggiore flessibilità nella gestione della spesa quotidiana. Negli anni sono diventati un’abitudine consolidata, un piccolo rifugio economico per chi deve fare i conti con l’inflazione e i rincari dei prodotti alimentari.
Dietro questa apparente semplicità, però, esiste un equilibrio fragile. I negozianti devono pagare commissioni alle società emittenti, spesso considerate eccessive. Prima della riforma, in molti casi queste spese superavano l’11%, arrivando fino al 20% del valore del buono. Una situazione che rendeva costosa l’accettazione dei ticket, creando malumori tra esercenti e tensioni nel mercato dei buoni pasto.
Con le nuove regole, le commissioni non potranno superare il 5% del valore nominale del buono. Sul fronte dei ristoranti, bar e supermercati, la misura dovrebbe alleviare il peso economico, rendendo più conveniente accettare i ticket. Per i lavoratori, invece, nulla cambia: il valore medio resta di 6,75 euro, con un tetto massimo di 8 euro per i buoni digitali esentasse. Tuttavia, il vero impatto si vedrà negli equilibri tra aziende e società emittenti, con possibili effetti a catena su prezzi e disponibilità.
L’impatto sulle aziende
Le società che emettono buoni pasto incasseranno meno e, per compensare, potrebbero aumentare i costi dei pacchetti venduti alle aziende. Questo potrebbe tradursi in un aggravio delle spese aziendali e, di conseguenza, in una riduzione del valore dei buoni distribuiti ai dipendenti o in tagli ad altri benefit. La situazione evidenzia come una misura apparentemente positiva per gli esercenti possa avere ricadute dirette sui lavoratori.
Un altro punto critico riguarda i buoni emessi secondo le vecchie regole. Questi resteranno validi solo fino al 31 dicembre 2025, dopo di che non potranno più essere utilizzati. La scadenza ravvicinata rischia di creare confusione tra consumatori ed esercenti, con il timore di ritrovarsi con ticket inutilizzabili proprio nel periodo di spesa più intenso, come quello natalizio.

Possibili limitazioni nei punti vendita
Non è escluso che molti supermercati o negozi scelgano di non accettare più i buoni pasto. La combinazione di nuove commissioni, aggiornamenti tecnologici e procedure da adeguare potrebbe portare a una riduzione dei punti vendita disponibili. Per milioni di italiani abituati a usare i ticket per fare la spesa, questo rappresenta un cambiamento significativo nelle abitudini quotidiane.
Settembre 2025 segna l’inizio di un periodo di transizione che richiede attenzione sia da parte dei consumatori sia da parte delle aziende. Controllare la validità dei buoni, informarsi sulle modalità di accettazione nei negozi e comprendere le implicazioni economiche delle nuove regole diventa fondamentale per evitare sorprese alla cassa. In questo scenario, la sicurezza del “buono pasto sempre valido” lascia spazio a una nuova realtà, più complessa e da monitorare attentamente.
