Carlo Verdone dottore “Honoris Causa” per il suo contributo al cinema scientifico
Il celebre attore e regista ha ricevuto il prestigioso riconoscimento in Medicina e Chirurgia dall’Università “Aldo Moro” a margine del congresso SIC.

Lo storico rapporto tra l’artista e la professione medica attraversa larga parte della sua filmografia. Prima del chirurgo protagonista in Si vive una volta sola, Verdone ha vestito i panni del dentista Giulio Cesare Carminati in Italians e, in maniera più ironica, del medico alle prese con una clinica dimagrante in 7 chili in 7 giorni. Ma l’apice della sua satira sul mondo accademico resta il celebre barone Raniero Cotti Borroni, luminare “terribile” in Viaggi di nozze. La sua presenza al congresso SIC ha trasformato l’evento in un momento di incontro tra scienza, arte e ironia.
“Medico mancato, attore recuperato”: La confessione di Verdone
“Sì, forse un medico mancato, ma un attore recuperato“, ha ammesso Verdone sorridendo ai giornalisti presenti. “Forse mia madre avrebbe avuto piacere che avessi fatto il medico, poi ha visto i miei primi spettacoli teatrali, ha detto ‘forse la carriera tua è quella’”. Il riconoscimento, tuttavia, chiude un cerchio simbolico: quello di un artista che, pur non esercitando, ha saputo raccontare l’anima fragile e generosa dell’uomo con un occhio clinico, proprio come un medico o un grande regista. L’artista ha rivelato di aver iniziato a studiare privatamente medicina la sera, spinto dalla curiosità per gli atti dei congressi riportati da alcuni medici amici.
“Osservo le persone, studio i loro caratteri, fragilità, tic e difetti,” ha spiegato. “Alla fine il lavoro del medico non è tanto distante da quello che faccio io: certamente il medico è più importante, salva le vite; io no, ma posso curare l’umore, che è una cosa molto importante. Diciamo che sono un antidepressivo vivo privo di effetti collaterali“.
La passione per la medicina, tra luminari e diagnosi “casalinghe”
Verdone ha attribuito la sua profonda passione per la medicina all’ambiente familiare e alle influenze giovanili: “Se ho questa passione lo devo anche ai grandi medici che frequentavano casa mia. Casa mia era un salotto intellettuale dove venivano musicisti, artisti e anche medici come Valdoni, Stefanini, luminari della medicina negli anni Sessanta”. L’osservazione del medico di famiglia, in realtà un oncologo famosissimo che operava per affetto nei confronti della madre, e la sua “grandissima abilità diagnostica” hanno acceso la scintilla del desiderio di imitazione.
L’attore ha anche raccontato con la sua consueta autoironia di essere spesso chiamato dagli amici al posto del medico di base. “È vero, molti amici mi chiamano invece del medico di base,” ha scherzato, specificando che, per i casi più complessi, invita sempre a consultare il professionista. “In genere è quasi sempre d’accordo, ma i medici di famiglia mi odiano perché ci azzecco più io di loro”.
Verdone e Bari: un legame suggellato prima della cerimonia
Prima della consegna della laurea, Verdone è stato accolto a Palazzo di Città dal sindaco Vito Leccese, che ha ricordato le scene girate in città nella primavera del 2019 e “il legame profondo che lo unisce alla nostra città”. Il sindaco ha sottolineato come l’attore riconosca le “straordinarie maestranze cresciute grazie agli investimenti nel settore cinematografico”. A suggellare l’incontro, Leccese ha donato al maestro la sacra manna di San Nicola, un “segno di affetto e protezione”.
Interrogato infine sulla medicina che prescriverebbe al nostro tempo, Verdone ha risposto: “Una medicina che non si può dare: il buon senso“. Ha espresso preoccupazione per la mediocrità di molti capi di Stato attuali, contrapponendola alle importanti figure politiche del passato e criticando la tendenza a pensare solo al “rendimento economico, senza minimamente pensare al prossimo. Questo è un disastro”.
