Palermo, il Cristo di Michelangelo con la vena nera debutta a Palazzo Reale

“La scultura, ritenuta imperfetta dall’artista, fu completata forse da Bernini. L’opera giunge da Osaka e sarà visitabile in Sicilia per cinque mesi, fino a fine aprile.”
Palermo celebra Michelangelo con il Cristo Risorto Portacroce Giustiniani

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La Fondazione Federico II ha presentato oggi a Palazzo Reale il “Cristo Risorto Portacroce Giustiniani” di Michelangelo, un marmo del 1516 abbandonato per una vena nera sul volto e ora attribuito al maestro dopo secoli di oblio. L’opera, proveniente dal Giappone, sarà esposta al pubblico dal 13 novembre al 30 aprile 2026.

Un capolavoro ritrovato dopo secoli

L’imponente scultura in marmo di Carrara, raffigurante un Cristo radioso dopo la resurrezione, è stata riconosciuta come opera di Michelangelo Buonarroti solo a partire dal 2001. Gli studi delle storiche dell’arte Silvia Danesi Squarzina e Irene Baldriga hanno fugato ogni dubbio, identificandola come la prima versione del Cristo per la romana Santa Maria sopra Minerva. Per secoli era stata ritenuta il lavoro di un anonimo scultore del Seicento.

La vena nera e l’abbandono di Michelangelo

Quel difetto naturale del marmo, la venatura scura sul volto, apparve all’artista come un’imperfezione insormontabile. Michelangelo abbandonò l’opera attorno al 1516, donandola per un puledro al committente Metello Vari, che la collocò nel giardino della sua residenza romana. La statua scomparve dalla documentazione fino al 1607, per poi riemergere nel 1638 nella collezione del marchese Vincenzo Giustiniani.
 
Secondo una tesi accreditata, il marchese Giustiniani fece completare il marmo non finito da uno scultore di sua fiducia, riconducibile al giovane Gian Lorenzo Bernini. Questo intervento determina la compresenza nel capolavoro dei due più grandi scultori di epoca rinascimentale e barocca, un caso unico nella storia dell’arte.

Il ritrovamento in una chiesa abbandonata

Dopo secoli, ogni traccia dell’opera si perse fino al secondo dopoguerra. I Monaci Benedettini Silvestrini, durante lavori di riparazione in una chiesa abbandonata a Bassano Romano, ritrovarono la statua nascosta da una foresta di rovi. Successivi studi archivistici e un intervento di pulitura che ha rivelato la vena nera, descritta già nel 1556, hanno confermato l’attribuzione michelangiolesca. “La Sicilia accoglie questo capolavoro con un’opera rappresentativa della scultura rinascimentale” ha detto il Gaetano Galvagno, presidente della Fondazione Federico II

L’esposizione, curata dalla Fondazione in collaborazione con istituzioni regionali e nazionali, mira a valorizzare i flussi turistici in crescita a Palazzo Reale, offrendo un allestimento dedicato con un light design d’eccellenza.