Difesa, via al Dome italiano da 4,4 miliardi. Crosetto: “Scudo aerospaziale ormai irrinunciabile”
Guido Crosetto
Un investimento di 4,4 miliardi di euro per costruire il “Dome nazionale”, uno scudo difensivo integrato per la superiorità aerospaziale e la difesa missilistica: è il pilastro finanziario e strategico del documento programmatico pluriennale presentato oggi dal ministro della Difesa Guido Crosetto alle Commissioni riunite di Camera e Senato.
Il ministro ha definito il sistema, concepito come un’architettura complessa e non un singolo apparato, “ormai irrinunciabile”. “È un sistema che non abbiamo mai avuto”, ha dichiarato Crosetto, “e nasce dall’esperienza di quello che vediamo succedere in Israele e ogni giorno in Ucraina”. Il riferimento esplicito è alla trasformazione bellica osservata nel conflitto ucraino, definito dal Ministro una “war of drones” caratterizzata da un ciclo di innovazione tecnologica sempre più rapido e dall’accessibilità a strumenti avanzati a basso costo.
La nuova natura asimmetrica delle minacce
Il documento delinea un panorama di minacce in evoluzione, dove “tecnologie emergenti e dirompenti assumono un ruolo chiave”. Secondo Crosetto, “la crescente accessibilità consente anche a soggetti ostili di acquisire strumenti avanzati difficili da identificare e contrastare, come droni e minidroni”. Il “Dome nazionale” risponde a questa sfida puntando a garantire, oltre alla difesa da missili balistici e da crociera, anche una futura capacità antidrone. L’iniziativa si inserisce in un contesto alleato in fermento, con gli Stati Uniti che “accelerano sul sistema Golden Dome” e la NATO sempre più concentrata sulla “terza dimensione”.
Cybersicurezza: la guerra invisibile e il salto quantistico
Parallelamente alla minaccia fisica, il ministro ha posto l’accento su un fronte altrettanto critico e continuo: “Minacce e attacchi arrivano senza soluzione di continuità nel dominio cibernetico, della disinformazione e della guerra cognitiva e ibrida per minare le istituzioni democratiche”. Per contrastarle, il piano stanzia 500 milioni di euro l’anno, in parte già avviati, su tre pilastri fondamentali: la valorizzazione del dato come risorsa operativa e strategica; la connettività avanzata; e la sicurezza cyber intesa in senso pieno. Tuttavia, Crosetto ha lanciato un monito sull’orizzonte tecnologico: “Oggi non sappiamo se l’evoluzione tecnologica quantistica non renda le attuali possibilità di difesa cyber inutili o non dia una sicurezza tale da rendere inutili gli attacchi”.
Lo spazio: dominio cruciale e risorse insufficienti
Il programma identifica lo spazio come “parte integrante della postura difensiva nazionale e lo sarà sempre di più”. “Non è più soltanto una frontiera tecnologica, ma un dominio cruciale”, ha sottolineato il Ministro, evidenziando i rischi di spionaggio e sabotaggio che possono compromettere servizi ormai indispensabili. Per lo sviluppo delle capacità spaziali a fini di difesa sono previsti investimenti per 200 milioni di euro l’anno, una cifra che lo stesso Crosetto ha però immediatamente bollato come “nulla”, indicando un chiaro divario tra esigenze e risorse allocate.
L’integrazione multidominio e il ruolo della tecnologia
La visione strategica presentata punta a superare i compartimenti stagni. “L’esigenza odierna è chiara: costruire uno strumento in grado di operare in quello che si chiama multidominio, mantenendo un equilibrio nella delicata alchimia tra forze convenzionali e alta tecnologia”, ha spiegato Crosetto. La tecnologia è vista come un moltiplicatore di forza decisivo: “Deve stare nei nostri sistemi d’arma e rappresenta l’unico vantaggio possibile nei confronti dei nostri competitor; non sostituisce l’uomo ma ne amplifica le capacità di forza, e ci consente di dominare i nuovi terreni di confronto”.
La Difesa come motore di crescita e il dual use
Concludendo la sua esposizione, il ministro ha allargato lo sguardo alle ricadute industriali ed economiche. “Investire nella Difesa non significa solo investimento militare: la sicurezza è, direttamente o indirettamente, un motore fondamentale per la crescita economica nazionale”. Ha richiamato il principio del “dual use”, citando come le industrie della Difesa possano servire la comunità anche nella quotidianità, e ha ricordato la leadership italiana in settori trainanti come l’aerospaziale, il navale e l’underwater.
