Calderoli e Renzi si sfidano ad Atreju: autonomia e premierato dividono la politica

Roberto Calderoli e Matteo Renzi

Roberto Calderoli e Matteo Renzi

Sul palco di Atreju, la manifestazione di Fratelli d’Italia, il ministro per l’Autonomia Roberto Calderoli e il leader di Italia Viva Matteo Renzi hanno incrociato le armi dialettiche. Al centro del confronto, l’autonomia differenziata e la riforma del premierato. Calderoli ha rivendicato i passi compiuti dal governo, ricordando le richieste di quattordici regioni. Renzi ha rilanciato sul premierato, definendolo la vera garanzia di legittimità democratica.

Calderoli ha aperto il dibattito sottolineando come la questione dell’autonomia non sia mai stata accantonata. “Non c’è solo l’autonomia differenziata – ha detto – stiamo lavorando anche alla riforma di tre statuti speciali: Sicilia, Trentino e Friuli. L’autonomia differenziata è stata approvata nel 2024 e quattro regioni, Lombardia, Veneto, Piemonte e Liguria, hanno già avviato i negoziati su protezione civile, professioni, previdenza integrativa e sanità”.

Le regioni e la spinta verso l’autonomia

Il ministro ha ricordato che fino al febbraio 2023, con Stefano Bonaccini in prima fila, anche il centrosinistra guardava con favore all’autonomia. “Su 15 regioni a statuto ordinario, 14 avevano chiesto l’autonomia differenziata. Poi, con l’arrivo di Elly Schlein alla guida del Pd, i governatori di centrosinistra hanno cambiato linea, ricevendo l’ordine di opporsi. È passato lo slogan che l’autonomia spacca l’Italia. Io sostengo invece che sia una responsabilizzazione. In alcune regioni serve più Stato, in altre più autonomia. Dove non interviene la Regione, deve intervenire lo Stato”.

Il confronto si è acceso quando Matteo Renzi ha preso la parola. “Al momento l’autonomia è nel libro dei sogni – ha attaccato –. Se riuscite a farla, spero sia meno porcata di altre riforme. Nella mia riforma costituzionale del 2005 avevo previsto l’elezione diretta del premier, più coraggiosa di quella che proponiamo oggi. Il presidente del Consiglio eletto dal popolo nominava e revocava i ministri, con la sfiducia costruttiva. Sul premierato sono assolutamente d’accordo: non c’è maggiore legittimità di un premier votato dagli italiani”.

Renzi rilancia sul premierato diretto

Renzi ha insistito sul concetto di legittimazione popolare: “Chiunque può parlare di derive, ma se avete paura del popolo, il popolo vi ha già abbandonato e non vi vota più”. Calderoli ha replicato, ribadendo che il premierato è una riforma necessaria e che non si può temere il giudizio degli elettori.

Il dibattito ad Atreju ha così messo in evidenza due linee parallele: da un lato l’autonomia differenziata, con il governo che spinge per concretizzare i negoziati avviati dalle regioni; dall’altro il premierato, tema su cui anche Renzi ha trovato sintonia con Calderoli.

La sfida resta aperta. L’autonomia differenziata divide il Paese e i partiti, mentre il premierato raccoglie consensi trasversali ma solleva timori di concentrazione del potere. Atreju ha offerto un palcoscenico dove le riforme costituzionali sono tornate protagoniste, con toni accesi e visioni contrapposte.