Morta a cent’anni Maria Sole Agnelli, sindaco e custode della memoria di famiglia

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Maria Sole Agnelli

Si è spenta nella villa di Torrimpietra, alle porte di Roma, Maria Sole Agnelli. Aveva cent’anni. Sorella dell’Avvocato Gianni Agnelli, è stata per un decennio sindaco di Campello sul Clitunno e per quattordici anni presidente della Fondazione Agnelli. Lascia cinque figli e un’eredità di eleganza, rigore e impegno civile che ha attraversato un secolo di storia italiana.

Nata a Villar Perosa il 9 agosto 1925, figlia di Edoardo Agnelli e Virginia Bourbon del Monte, Maria Sole è cresciuta accanto ai fratelli Clara, Susanna, Gianni, Giorgio, Cristiana e Umberto, nel cuore della famiglia che ha forgiato il volto industriale dell’Italia del Novecento. Eppure, nonostante la potenza del cognome e la fama dei fratelli, seppe ritagliarsi uno spazio proprio, fatto di discrezione e concretezza. Non cercò mai i riflettori, ma quando fu necessario agire, lo fece con determinazione.

Una sindaca senza comizi né campagne elettorali

Il suo ingresso nella vita pubblica fu originale quanto inaspettato. Nel 1960, dopo la morte del primo marito, il conte Ranieri Campello della Spina, Maria Sole scelse di restare nel borgo umbro della famiglia aristocratica del coniuge. Venne eletta sindaco di Campello sul Clitunno con 850 voti su 1.200 aventi diritto, senza comizi né propaganda. Un consenso quasi plebiscitario che certificava la stima della comunità. Rimase in carica dieci anni, fino al 1970.

In quel decennio curò strade, scuole, la valorizzazione delle Fonti del Clitunno e lo sviluppo di un turismo culturale ed enogastronomico che avrebbe dato nuova linfa al territorio. Fu un’esperienza amministrativa vissuta con lo stesso rigore che caratterizzava ogni suo gesto. Niente proclami, solo fatti. La sua figura incarnava quella borghesia industriale illuminata, capace di mettere competenze e risorse al servizio della collettività senza retorica.

La passione per i cavalli e il podio olimpico

Accanto all’impegno pubblico, coltivò per tutta la vita la passione per l’equitazione. La sua scuderia fu tra le più celebri del dopoguerra italiano. Nel 1972, alle Olimpiadi di Monaco, il purosangue Woodland conquistò la medaglia d’argento portando in alto il suo nome e quello dell’Italia. Un successo che univa tradizione familiare, gusto per lo sport e capacità imprenditoriale. Per Maria Sole i cavalli non erano soltanto uno svago aristocratico, ma un mondo fatto di cura, disciplina e rispetto. Valori che trasmise ai figli e che mantenne intatti fino agli ultimi anni.

Dal primo matrimonio con Ranieri Campello della Spina nacquero quattro figli: Virginia, Argenta, Cintia e Bernardino. Rimasta vedova, nel 1960 sposò il conte Pio Teodorani-Fabbri, dal quale ebbe un quinto figlio, Edoardo. La famiglia restò sempre il suo centro di gravità, anche quando le responsabilità pubbliche e istituzionali si moltiplicarono.

Quattordici anni alla guida della Fondazione Agnelli

Dal 2004 al 2018 Maria Sole presiedette la Fondazione Agnelli, istituzione nata per volontà del nonno Giovanni nel 1966 e oggi punto di riferimento nazionale per la ricerca su istruzione e cultura. Durante la sua presidenza sostenne progetti innovativi, dall’analisi della qualità scolastica agli studi sul capitale umano, contribuendo a mantenere viva la vocazione civile della famiglia. Anche in questo ruolo si distinse per sobrietà e visione. Non amava le dichiarazioni roboanti, preferiva i risultati misurabili. La sua leadership era fatta di presenza discreta, ma mai assente.

Negli ultimi anni si era ritirata dalla scena pubblica, dividendo il tempo tra la tenuta di Torrimpietra e i legami familiari. Il suo nome era tornato sulle cronache lo scorso gennaio, quando fu vittima di una rapina nella villa romana. Nella notte tra l’8 e il 9 gennaio una banda immobilizzò il vigilante e la governante mentre lei dormiva, portando via la cassaforte con gioielli e orologi di lusso. Un episodio che aveva scosso l’opinione pubblica per la violenza e l’impunità dei malviventi, mai identificati.

L’eredità di un secolo di storia italiana

Con la scomparsa di Maria Sole si chiude un capitolo della famiglia Agnelli e, in qualche modo, di un’Italia che non c’è più. Un’Italia in cui le élite industriali si sentivano custodi di un patrimonio non solo economico, ma culturale e civile. Lei incarnò quella responsabilità senza ostentazione, con una misura che oggi appare rara. I funerali si terranno in forma privata, secondo la volontà della famiglia. Restano i ricordi di chi l’ha conosciuta, le opere che ha sostenuto, l’esempio di una vita vissuta con grazia e fermezza. Un secolo intero, attraversato con lo stesso passo elegante e risoluto che l’aveva sempre contraddistinta.