Abusi su migrante sedicenne in scuola, in carcere bidello a Ragusa

27 giugno 2016

Spiccata pericolosità sociale, con il rischio concreto di ulteriori violenze su altre minori. Un quadro gravissimo che ha indotto il giudice presso il Tribunale di Catania a decidere il nuovo arresto e la detenzione, questa volta in carcere, del bidello 53enne di Ispica, fermato lo scorso 7 giugno e posto ai domiciliari con l’accusa di avere abusato di una migrante sedicenne, alunna di una scuola media di Ragusa, sbarcata pochi mesi prima a Pozzallo. Il Gip di Catania, su richiesta della Procura della Repubblica etnea, ha cosi’ disposto il provvedimento di carcerazione in ordine alle accuse di prostituzione minorile e violenza sessuale aggravata dall’avere approfittato della situazione di necessita’ economica della vittima, dall’aver agito quando la ragazza era sola in classe, e facendo leva anche della sua maggiore forza fisica; reato ulteriormente aggravato dal fatto che il bidello ha abusato dei suoi poteri in violazione dei doveri inerenti una pubblica funzione; e dalla circostanza di avere commesso il reato all’interno di un istituto scolastico e in danno di una minore.

Il Giudice ha ritenuto assolutamente veritiere le dichiarazioni della minore straniera sbarcata qualche tempo fa sulle coste siciliane e per “la eccezionale spregiudicatezza mostrata dall’indagato, ha ritenuto potesse reiterare i gravissimi reati ai danni di piccole vittime”. Proprio per la “spiccata pericolosità sociale”, ogni altra misura cautelare appariva inadeguata, quindi il Giudice ha disposto il carcere. Un caso questo che aveva sollevato la questione della tutela dei minori non accompagnati, sbarcati numerosissimi in Sicilia, soprattutto negli ultimi mesi. “La Polizia di Stato, grazie al lavoro svolto dagli investigatori – afferma il capo della Mobile di Ragusa Antonino Ciavola – ha permesso alla Procura della Repubblica di Catania, di poter richiedere ed ottenere l’adeguata misura cautelare a carico del pericoloso indagato di fatti reato gravissimi. Il carcere e’ stato ritenuto essere l’unico luogo sicuro per un soggetto del genere, in attesa delle prossime fasi di giudizio”.

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