Cronaca

Abusi sessuali, una nube sulla memoria di Giovanni Paolo II

Lo scandalo degli abusi sessuali sui minori che è tornato ad agitare la Chiesa cattolica mondiale – in Cile, negli Stati Uniti, in Irlanda – chiama in causa i vertici ecclesiastici che hanno insabbiato le denunce e pone un problema di governance a Papa Francesco. In Cile Jorge Mario Bergoglio ha dapprima bollato come ‘calunnie’ le denunce delle vittime, poi ha cambiato idea, ha fatto svolgere indagini, ha invitato le stesse vittime, ha chiesto scusa con una lettera ai cileni e ha rampognato la conferenza episcopale, che alla fine ha rassegnato in blocco le dimissioni nelle sue mani.

Negli Stati Uniti un rapporto della procura della Pennsylvania ha messo in luce la scorsa settimana gli abusi che oltre 300 sacerdoti hanno inflitto a mille minorenni, una rivelazione all’origine della lettera al ‘popolo di Dio’, ossia alla Chiesa tutta, che Francesco ha scritto per invitare chiedere perdono per il ‘crimine’ e la sua copertura e per indicare nel ‘clericalismo’ la chiave degli ‘abusi sessuali, di potere e di coscienza’ che si sono verificati. In Irlanda, dove si recherà sabato e domenica, il Pontefice argentino – lo ha implicitamente confermato oggi il portavoce vaticano – incontrerà diverse vittime di abuso, dai minori che hanno subito abuso sessuale alle ragazze madri angariate negli istituti religiosi. Questi fatti mostrano che per la Chiesa il dramma degli abusi è di là dall’essere risolto, e in alcuni casi affrontato, e che si tratta, per Papa Francesco, di una questione aperta. Molto rimane da fare, a partire dall’indicazione prescrittiva, nel diritto ecclesiastico, di denunciare alle forze dell’ordine e alle autorità civili abusi nascosti – per citare il rapporto del gran giurì della Pennsylvania – da ‘leader di Chiesa che hanno preferito proteggere gli abusatori e la loro istituzione sopra tutto’.

Da bambina vittima di un prete pedofilo, Marie Collins, donna irlandese che il Papa ha nominato nella pontificia commissione per la protezione dei minori e si è poi polemicamente dimessa denunciando il boicottaggio della Curia romana, ha commentato la lettera del Papa con apprezzamento per la diagnosi del ‘clericalismo’, ma anche con una netta critica: ‘Le dichiarazioni da parte del Vaticano o del Papa dovrebbero smettere di dirci come è terribile l’abuso e come tutti dovrebbero rendere conto. Diteci invece cosa state facendo per far sì che rendano conto.
Questo è quello che vogliamo sentire. ‘Ci stiamo lavorando’ non è una spiegazione accettabile per decenni di ‘ritardo”. E i fatti recenti hanno anche un altro risvolto: le responsabilità dell’epoca di Giovanni Paolo II, oggi santo. Lo scandalo pedofilia esplode negli ultimi anni del pontificato di Giovanni Paolo II.

Il primo caso emerge nel 2001 negli Stati Uniti, dove un’inchiesta del Boston Globe rivelò il primo di una lunga serie di scandali che impose il tema all’agenda della Chiesa cattolica statunitense e, poi, mondiale. Karol Wojtyla accolse a Roma, come arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore, proprio l’arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Law. Sotto il pontificato successivo, quello di Benedetto XVI, lo scandalo pedofilia è tornato ad esplodere in diversi Paesi europei (Germania, Belgio, Italia…) e ha avuto epicentro in Irlanda, Paese dove Joseph Ratzinger inviò una visitazione apostolica, sfociata nella dimissione di una serie di vescovi. Il Pontefice tedesco, in precedenza prefetto di quella congregazione per la Dottrina della fede alla quale giungono le denunce, adottò una politica severa sia dal punto di vista giuridico che politico nei confronti dei preti pedofili.

Il caso più eclatante è quello di Marcial Maciel, il fondatore dei Legionari di Cristo, riverito nell’epoca di Karol Wojtyla, indagato per volontà di Benedetto XVI, che alla fine ha accertato che il sacerdote messicano era un abusatore seriale di seminaristi. Il Papa tedesco ha gestito l’emergere di casi che in gran parte sono avvenuti in anni, se non decenni precedenti, così come, ora, il rapporto della Pennsylvania tratta di casi avvenuti negli ultimi 70 anni e sottolinea che nella Chiesa ‘molto è cambiato negli ultimi quindici anni’. La linea dura di Joseph Ratzinger è stata proseguita, inizialmente con qualche incertezza, dal suo successore, Papa Francesco, che ha ulteriormente inasprito le pene giuridiche per il contrasto degli abusi e ha creato una commissione per la prevenzione della pedofilia. Anche nel suo pontificato, però, quello degli abusi sessuali è diventato un caso che ha avuto il suo punto di caduta iniziale in Cile.

Jorge Mario Bergoglio inizialmente ha difeso un vescovo accusato di insabbiare le denunce del potente prete pedofilo Fernando Karadima, condannato nel 2011 dal Vaticano, monsignor Juan Barros, poi, come si è detto, ha cambiato posizione. In Cile, come nell’Irlanda, riemerge l’ombra di figure molto vicine a Giovanni Paolo II, e in particolare il nome del cardinale Angelo Sodano, oggi 90enne, tuttora decano del collegio cardinalizio, dal 1991 al 2005 Segretario di Stato di Giovanni Paolo II. Nunzio apostolico in Cile dal 1977 al 1988, anni di Augusto Pinochet, ha a lungo mantenuto uno stretto legame con l’establishment ecclesiale cileno. La ex presidente irlandese, Mary McAleese, ha recentemente rivelato, da parte sua, che il porporato le propose, quando iniziavano le indagini statali sugli abusi sessuali del clero, nel 2003, un accordo per tenere chiusi gli archivi della Chiesa. Offerta che la presidente rifiutò.

Diversi casi eclatanti esplosi nel corso degli ultimi anni affondano le loro radici nell’epoca precedente. Da ultimo il cardinale Theodore E. McCarrick, oggi 88 anni, arcivescovo emerito di Washington, nominato vescovo e creato cardinale da Giovanni Paolo II, è stato riconosciuto colpevole di molestie sessuali nei confronti di minorenni e maggiorenni compiuti impunemente per decenni, al punto da essere indotto – caso con pochissimi precedenti nella ultrasecolare storia della Chiesa – a rassegnare le dimissioni nelle mani di Papa Francesco. ‘La conferenza episcopale’, scrive ora il cardinale Sean O’Malley di Boston, ‘è ansiosa di capire come il cardinale Theodore McCarrick è stato nominato vescovo, arcivescovo e cardinale’. Durante il Conclave che elesse Jorge Mario Bergoglio, un altro cardinale, anch’esso nominato da Karol Wojtyla, ammise i propri comportamenti sessuali impropri, l’arcivescovo di Edimburgo Keith O’Brien.

Era consacrato vescovo dal Pontefice polacco anche quel nunzio apostolico Jozef Wesolowski che Papa Francesco ha richiamato a Roma dalla Repubblica domenicana, dove serviva come nunzio apostolico, per un processo per pedofilia che non si è mai concluso poiché il presule è morto nel frattempo. Le ombre si addensano sull’epoca di Giovanni Paolo II, sul suo ruolo e su quello dei suoi collaboratori più stretti. Sul sito Il Sismografo, molto addentro alle cose vaticane, Luis Badilla ha scritto recentemente che ‘è ora di chiedere risposte a coloro che decisero la politica dell`occultamento per proteggere Marcial Maciel, grande corruttore e distributore di denaro’, e si è domandato se ‘coloro che in questo periodo ebbero partecipazione determinante in queste vicende, e sono ancora in vita, in particolare il cardinale Angelo Sodano, oggi Decano del Collegio cardinalizio (91 anni) e il card.

Stanislaw Dziwisz, emerito di Cracovia, 79 anni, sono mai stati chiamati a dare delle risposte ad alcune domande sul come decisero di trattare la questione degli abusi’. C’è anche chi teme un eccesso di giustizialismo. Lo storico del cristianesimo Massimo Faggioli, con una punta di ironia, ha scritto: ‘Vedo cattolici su Twitter che probabilmente vorrebbero vedere un altro ‘processo al cadavere’ (quando il corpo di Papa Stefano VI fu dissotterrato, vestito con abiti papali e posto su un trono per affrontare le accuse di Giovanni VIII). E’ più difficile quando è il corpo di un santo’.

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