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Acquaroli trionfa nelle Marche, Arianna Meloni: “Classe dirigente che sa governare”

Arianna Meloni

Francesco Acquaroli ha conquistato la riconferma alla guida della Regione Marche con il 52,5% dei consensi, staccando lo sfidante del centrosinistra Matteo Ricci di otto punti percentuali. Il governatore uscente, tra i fondatori di Fratelli d’Italia, ha seguito lo spoglio nel suo ristorante del cuore a Potenza Picena, per poi presentarsi al comitato elettorale accompagnato da Arianna Meloni e Galeazzo Bignami. L’assenza di Giorgia Meloni è stata compensata da un messaggio social della premier, che ha elogiato Acquaroli come “una persona che in questi anni ha lavorato senza sosta per la sua Regione”.

La vittoria marchigiana assume un peso politico rilevante per il governo Meloni. Si tratta del primo confronto diretto con il cosiddetto campo largo, quello stesso schieramento che si ripresenterà nelle altre cinque regioni chiamate al voto entro fine novembre. Il risultato consente al centrodestra di sperare in un pareggio complessivo di tre a tre, ridimensionando i timori di pochi mesi fa, quando si paventava uno scenario decisamente più sfavorevole.

Dopo Marco Marsilio in Abruzzo, Acquaroli diventa il secondo governatore meloniano a ottenere la riconferma, un dato che Arianna Meloni sottolinea con forza per rispondere alle accuse rivolte al partito di non disporre di una classe dirigente adeguata. “C’è una classe dirigente preparata, che sa governare, con storie di buona amministrazione, di militanza, che quando governa è risolutiva”, ha dichiarato la responsabile della segreteria politica di Fratelli d’Italia, evidenziando come l’esperienza amministrativa smentisca le critiche degli avversari politici.

Un trionfo personale e di partito

Il legame tra Acquaroli e la premier è particolarmente stretto. Il governatore marchigiano proviene dalla storia del partito, ne è uno dei fondatori, e non ha mancato di dedicare il successo proprio a Giorgia Meloni, definita “la prima persona che ha creduto in me”. Una sconfitta nelle Marche sarebbe stata interpretata come una sconfitta personale della presidente del Consiglio, rendendo la vittoria ancora più significativa sul piano politico.

I numeri premiano nettamente Fratelli d’Italia, che nelle Marche svetta oltre il 27%, distanziando il Partito Democratico fermo intorno al 22%. All’interno della coalizione di centrodestra si registra anche il sorpasso di Forza Italia, con l’8,6%, sulla Lega, ferma al 7,3%, un dato che ridefinisce gli equilibri interni allo schieramento governativo.

La sfida calabrese e il rebus dei candidati

La macchina elettorale non si ferma. Già domani i leader della coalizione sono attesi a Lamezia Terme per sostenere Roberto Occhiuto nella sfida contro Pasquale Tridico in Calabria. L’appuntamento potrebbe diventare l’occasione per sciogliere finalmente i nodi ancora irrisolti: mancano ancora i nomi dei candidati in Puglia, Campania e, soprattutto, in Veneto.

Per le prime due regioni si fa strada l’ipotesi di candidature civiche, ma è la successione a Luca Zaia il vero punto critico. La Lega ostenta sicurezza e considera ormai certa la candidatura di Alberto Stefani, vicesegretario del partito e uomo di fiducia di Matteo Salvini. Antonio Tajani, dal canto suo, si dice favorevole a un candidato leghista in Veneto, a patto che Forza Italia ottenga la candidatura di Flavio Tosi a sindaco di Verona.

Nonostante le dichiarazioni distensive, in Fratelli d’Italia si mantiene alta la tensione. “Quello che non possiamo accettare è che ci si dica che dobbiamo rinunciare alla guida di una regione del Nord, considerando che ormai sono quelle in cui abbiamo più voti”, spiega un alto dirigente del partito. La partita è ancora aperta e gli equilibri interni al centrodestra dovranno essere ridefiniti prima delle prossime scadenze elettorali.

Pubblicato da
Maurizio Balistreri