Cultura e Spettacolo

Addio a Koyo Kouoh: la curatrice che avrebbe dovuto guidare la Biennale di Venezia verso il futuro

Un grido di dolore attraversa il mondo dell’arte contemporanea con la notizia della scomparsa di Koyo Kouoh, la curatrice camerunense che nel dicembre 2024 era stata nominata per dirigere la 61ª Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, in programma nel 2026. Kouoh, deceduta a soli 57 anni dopo una lunga malattia, rappresentava un simbolo di innovazione e inclusività, pronta a portare una nuova visione a uno degli eventi artistici più prestigiosi del pianeta.

Il presidente della Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, aveva accolto Kouoh con entusiasmo, affermando che la sua nomina confermava l’impegno dell’ente a essere “la casa del futuro”. Questo riconoscimento storico, che la vedeva come la prima donna africana a ricoprire un simile ruolo, si preannunciava come una svolta fondamentale per il panorama artistico internazionale.

Un’artista e una curatrice di respiro globale

Nata nel 1967 a Douala, in Camerun, e cresciuta in Svizzera, Kouoh ha saputo unire esperienze culturali diverse, diventando una voce autorevole nel panorama artistico globale. La sua carriera l’ha vista attiva tra Città del Capo, Dakar e Basilea, dove ha ricoperto il ruolo di direttrice dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA).

Qui, la sua visione curatoriale ha dato vita a mostre di artisti africani e di discendenza africana, promuovendo storie che spesso rimanevano nell’ombra.Kouoh credeva fermamente che l’arte fosse un potente strumento di riflessione e cambiamento, capace di aiutarci a comprendere il nostro ruolo nel mondo. “Lo spazio artistico fornisce una comprensione molto più ampia di chi siamo e di qual è il nostro ruolo nel mondo”, affermava.

Un’eredità di innovazione e inclusività

La scomparsa di Kouoh lascia un vuoto incolmabile, non solo per la Biennale di Venezia, ma per l’intero settore dell’arte contemporanea. La sua capacità di affrontare temi controversi e di includere voci marginalizzate ha segnato un’epoca. Tra le mostre significative curate da Kouoh si ricordano:
• Body Talk: Feminism, Sexuality and the Body in the Works of Six African Women Artists (2015), una provocatoria esplorazione del corpo e della sessualità attraverso la lente femminista africana.
• Still (the) Barbarians (2016), un’importante riflessione sulle eredità del colonialismo, presentata durante la Biennale d’Irlanda.
Il suo approccio audace ha spesso sfidato le convenzioni, dando vita a dibattiti cruciali, come quelli sui diritti LGBTQ+, anche in contesti culturalmente conservatori.

Un futuro sotto il segno della sua visione

Kouoh avrebbe dovuto svelare il tema della Biennale di Venezia il 20 maggio, un evento atteso che avrebbe potuto segnare una nuova era per la manifestazione. La sua mancanza si fa sentire profondamente, ma il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha promesso che il suo spirito e l’impegno nel costruire ponti tra culture diverse continueranno a ispirare la Biennale.”Lavoreremo affinché il suo straordinario esempio resti un faro di ispirazione per il futuro,” ha dichiarato Brugnaro, sottolineando l’importanza del suo contributo al dialogo culturale.

Un tributo a una visionaria dell’arte

Koyo Kouoh è stata definita dal New York Times come “una delle curatrici più autorevoli al mondo”. La sua filosofia, espressa nel motto “Devi creare la tua casa e costruire la tua dimora invece di cercare di entrare nel castello di qualcun altro,” continuerà a risuonare nel cuore di chiunque creda nel potere trasformativo dell’arte.

Mentre il mondo dell’arte piange la sua prematura scomparsa, le sue idee e il suo coraggio rimarranno un faro luminoso, ricordandoci che l’arte non è solo un riflesso della società, ma un potentissimo strumento per cambiarla. La Biennale di Venezia del 2026 avrà il compito di onorare la sua visione e di continuare a promuovere un futuro ricco di inclusività e innovazione.

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Redazione