Alessandra Moretti: “La sconfitta in Veneto? Perché ero troppo vestita”

Alessandra Moretti: “La sconfitta in Veneto? Perché ero troppo vestita”
22 luglio 2015

di Laura Della Pasqua

C’era una volta la polemica soprattutto delle donne di sinistra contro “le ministre veline” di Berlusconi, contro l’utilizzo dell’avvenenza femminile per far carriera, contro una certa politica “maschilista” che sceglieva le candidate per l’avvenenza fisica più che per la competenza. Poi ieri lo sfogo di Alessandra Moretti, ex candidata del centrosinistra alla presidenza della Regione Veneto (e oggi capogruppo del Pd in Consiglio regionale) che ha spazzato via in poche righe decenni di battaglie femministe. Ma soprattutto che ha svelato l’ipocrisia di tante battutine acide, di tanti strali lanciati alle parlamentari del centrodestra, “colpevoli” di avere appeal telegenico e di rimbalzare da una tv all’altra. Alessandra Moretti, ha scelto la platea della festa del partito Democratico a Verona, per togliersi qualche sassolino dalle scarpe e tirar fuori quello che doveva starle sullo stomaco da tempo. “La mia campagna elettorale è stata completamente sbagliata. Mi sono dovuta vestire con un look castigato, da ferrotranviere. Non mi hanno fatto quasi mai andare in televisione dicendo che ero sovraesposta, proprio mentre Zaia era su ogni canale”.

Come dire che se le fosse stato consentito di accorciare la gonna o mostrare il decollete, e rimbalzare tra i salotti televisivi della politica, avrebbe avuto maggiori consensi. Insomma nessun programma, argomento politico o competenza vale di fronte a una bella scollatura in primo piano. Voti a colpi di tacco. Ma non era questo ciò che fino a qualche anno fa, proprio le parlamentari Dem rimproveravano alle colleghe del centrodestra. Quante frasi maliziose, quante frasi a doppio senso sibilate in Transatlantico all’indirizzo delle elette di Forza Italia. Nel sistema di valori di sinistra l’avvenenza non faceva rima con il successo politico. La competenza non poteva avere un bel volto, le capacità non potevano accompagnarsi con le forme. Ma ora scopriamo, o almeno la Moretti ci rivela che in fondo, sotto traccia, c’è ancora chi pensa che l’aspetto fisico faccia la differenza e che vale più una bella scollatura che un discorso ben argomentato. La campagna elettorale non si fa per temi ma per immagine e se questa non è sufficientemente accattivante ecco che non si fa il pieno di voti. Ma viene anche da chiedersi: quale idea si ha dell’elettore italiano? Forse si pensa che per convincerlo bastano più due seni in vista che un’analisi politica?

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