Cronaca

Allarme droni in Nord Europa, Belgio schiera alleati e investe 50 milioni

Le autorità belghe hanno confermato ieri, tramite il Royal Netherlands Marechaussee, le indagini su segnalazioni di droni presso il comando NATO di Brunssum e l’aeroporto di Maastricht Aachen nel fine settimana. Le ricerche, condotte anche con un elicottero, non hanno tuttavia localizzato gli oggetti volanti. Un portavoce ha sottolineato che simili segnalazioni spesso riguardano droni amatoriali, smentendo allarmismi ma confermando lo stato di massima allerta delle forze di sicurezza.

La richiesta di aiuto a Berlino, Parigi e Londra

Il Belgio ha ufficialmente richiesto il supporto di Francia, Germania e Regno Unito per contrastare le ripetute incursioni di droni non identificati su aeroporti civili, basi militari e persino una centrale nucleare. Secondo fonti governative di Bruxelles, le caratteristiche tecniche di questi velivoli – dimensioni ridotte, materiali compositi e capacità di eludere i sistemi di rilevamento – presenterebbero le “impronte digitali” di un’interferenza russa, sebbene non vi siano ancora prove dirette. Il governo ha concesso venerdì una deroga per spendere 50 milioni di euro in sistemi anti-drone.

I radar costosi e la sfida delle frequenze

La difficoltà di individuare i droni risiede nella loro struttura. I modelli più diffusi, dai quadricotteri di 50 centimetri agli aeroplanini come lo Shahed iraniano (lungo 3,5 metri), sono costruiti in plastica, fibra di carbonio o vetroresina, materiali quasi invisibili ai radar tradizionali. Anche i sistemi a infrarossi faticano a rilevarli a causa della bassa emissione di calore. Radar specializzati, come l’Omega 360 di Fincantieri o i “radar volanti” Gulfstream e Saab, sono efficaci ma hanno costi proibitivi, superiori ai 350 milioni di euro per sistema. Il ministro della Difesa belga Theo Francken ha aggiunto un ulteriore tassello: “Hanno testato la nostra frequenza radio e hanno cambiato frequenza. Un dilettante non sa come fare”, spiegando così il fallimento dei jammer nel bloccare i segnali di controllo.

Il dilemma dell’abbattimento e i rischi collaterali

Anche l’abbattimento fisico rappresenta una sfida complessa. Prima di intervenire, le autorità devono accertare che il drone sia un intruso e non un velivolo autorizzato. Inoltre, in prossimità di aeroporti o aree urbane, l’abbattimento solleva seri interrogativi sui rischi collaterali legati alla caduta dei rottami. In zone militari, si può ricorrere a mitragliere o sistemi come lo Skynex di Rheinmetall, che utilizza cannoni a alta cadenza di tiro con munizioni programmate per esplodere in prossimità del bersaglio.

Il sospetto di un collegamento con i beni russi congelati

Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha ipotizzato un nesso tra gli incidenti e le discussioni in sede europea sull’utilizzo dei beni russi congelati, detenuti dalla belga Euroclear, per finanziare un prestito all’Ucraina. Tuttavia, un funzionario belga ha precisato all’agenzia Reuters: “Non stiamo dicendo che si tratti della Russia. Stiamo dicendo che sembra la Russia. È impossibile collegare un incidente a un attore”. L’ambasciata russa a Bruxelles ha respinto qualsiasi accusa, dichiarando di non avere “né moventi né interessi in tali attività”. L’ondata di avvistamenti, che ha coinvolto anche Danimarca, Francia e Polonia, rimane un caso di sicurezza nazionale ancora irrisolto.

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Redazione