Cronaca

Alligator Alcatraz, 2 italiani intrappolati tra zanzare e pitoni nella gabbia di Trump

Alligator Alcatraz

Due cittadini italiani, un italo-argentino di 65 anni e un siciliano di 45, sono detenuti in un luogo che sembra uscito da un film distopico: il centro di detenzione per migranti Alligator Alcatraz, nel cuore delle paludi delle Everglades, in Florida. La notizia, confermata dalla Farnesina, scuote l’opinione pubblica e solleva interrogativi sulla nuova frontiera della politica migratoria statunitense. Il Consolato Generale d’Italia a Miami, in sinergia con l’Ambasciata a Washington, sta seguendo il caso con la massima attenzione, ma i dettagli sulle condizioni dei due italiani rimangono scarsi, alimentando un misto di preoccupazione e indignazione.

Alligatori, zanzare e pitoni

Costruito in tempi record su un aeroporto abbandonato, Alligator Alcatraz è il simbolo della linea dura voluta dal presidente Donald Trump contro l’immigrazione irregolare. Circondato da foreste di mangrovie e paludi abitate da circa 200.000 alligatori, zanzare e pitoni, il centro è stato progettato per essere inospitale, quasi a scoraggiare qualsiasi tentativo di fuga. Con un costo di 450 milioni di dollari, la struttura, fortemente voluta dal governatore della Florida Ron DeSantis, è pronta ad accogliere fino a 5.000 detenuti, anche se per ora le autorità puntano a rinchiudervi un migliaio di persone, definite senza mezzi termini “criminali stranieri”.

Errore o stretta sugli immigrati?

La scelta del luogo, tanto remoto quanto ostile, sembra voler inviare un messaggio chiaro: gli Stati Uniti non accoglieranno più chi viola le sue frontiere.La detenzione dei due italiani getta luce su un sistema che appare tanto spettacolare quanto controverso. Non è chiaro perché i due uomini, le cui identità non sono state rese note, si trovino in questa struttura, né quali siano le accuse specifiche a loro carico. La Farnesina si è limitata a confermare il monitoraggio della situazione, ma l’assenza di dettagli alimenta speculazioni. Sono vittime di un errore burocratico o di una politica migratoria sempre più inflessibile? L’immagine di due cittadini italiani, uno dei quali anziano, rinchiusi in un luogo soprannominato “Alcatraz” per la sua inaccessibilità, è destinata a suscitare dibattiti non solo in Italia, ma anche in Europa, dove le politiche migratorie di Trump sono osservate con crescente preoccupazione.

Un investimento politico per Trump

Il centro Alligator Alcatraz, annunciato solo la settimana scorsa, rappresenta un’escalation nella strategia di deterrenza migratoria. La sua posizione, immersa in un ecosistema selvaggio, non è casuale: gli alligatori, che possono raggiungere i 4,5 metri di lunghezza, e la presenza di serpenti velenosi trasformano l’area in una prigione naturale. La struttura, tuttavia, non è solo un monito per i migranti, ma anche un investimento politico per Trump e DeSantis, che puntano a galvanizzare il loro elettorato con un simbolo tangibile di controllo dei confini.

L’inizio di una storia più grande?

Eppure, il prezzo di 450 milioni di dollari e le condizioni estreme del centro sollevano interrogativi sulla sua sostenibilità e sul rispetto dei diritti umani.Cosa accadrà ai due italiani detenuti? E quale sarà il destino di migliaia di altri migranti che potrebbero finire in questo luogo? Alligator Alcatraz non è solo un centro di detenzione, ma un esperimento politico che sfida le norme internazionali e il senso comune. Mentre il mondo guarda, il silenzio della palude sembra custodire segreti che chiedono di essere svelati. La vicenda dei due italiani potrebbe essere solo l’inizio di una storia più grande, che mette in discussione i valori di un’intera nazione.

Pubblicato da
Giuseppe Novelli