E’ stata una delle leggi piu’ controverse e dibattute della legislatura, quella sugli appalti approvata dall’Ars a luglio, e ora il governo centrale la contesta con la minaccia di impugnarla, proprio nell’articolo che tratta dei ribassi nelle gare d’appalto. Lo si apprende da una nota inviata all’assessore ai Trasporti Giovanni Pizzo dal ministero delle Infrastrutture, dove si chiede l’adeguamento della normativa al codice degli appalti pubblici. E così una cinquantina di imprenditori edili siciliani si sono incatenati davanti all’assessorato alle Infrastrutture a Palermo. Protestano per dire no a una possibile impugnativa da parte del Consiglio dei ministri. La decisione è attesa per domani da Palazzo Chigi.
Uno dei rilievi fa riferimento al fatto che per gli appalti di lavori, servizi o forniture di valore inferiore alla soglia comunitaria che non hanno carattere transfrontaliero, nel caso in cui il criterio di aggiudicazione sia quello del prezzo basso, fa sapere l’Ance Sicilia, “il previgente” comma 6 dell’articolo 19 della legge regionale 12 del 2011, ai fini della possibilita’ di prevedere nel bando il criterio dell’esclusione automatica dalla gara dell’offerta anormalmente bassa, per l’individuazione della soglia di anomalia faceva “correttamente riferimento” all’articolo 86 del codice dei contratti pubblici.
Il nuovo articolo 6 bis “primo secondo, terzo e quarto periodo – sottolinea la nota – fissa invece criteri non conformi a quelli indicati dal medesimo codice”. In Sicilia in materia di appalti la competenza esclusiva e’ della Regione ma non se la legislazione contrasta con il codice nazionale. La nota ministeriale del 25 agosto, segnala inoltre “l’inadeguatezza di un meccanismo che determina in modo casuale la variazione in aumento o in diminuzione, poiche’ la conseguenza e’ che si determina un sostanziale variazione del numero delle offerte escluse automaticamente, rispetto all’esclusione automatica che ne e’ derivata finora”.