Ancora strage migranti nel Canale di Sicilia: 113 sopravvisuti, 17 dispersi (anche bimbo 3 anni)

Ancora strage migranti nel Canale di Sicilia: 113 sopravvisuti, 17 dispersi (anche bimbo 3 anni)
13 ottobre 2016

Ancora una strage nel Canale di Sicilia: sarebbero almeno 17 i dispersi che si trovavano a bordo di un gommone partito da Sabrata, in Libia. Tra di loro anche un bimbo di tre anni. Drammatica la situazione dei superstiti con diverse donne ustionate. Nel solo 2016 sono oltre 3.500 le persone morte cercando di attraversare il Mediterraneo. L’operazione soccorso è stata lanciata la notte scorsa dalla nave Phoenix, guidata dal team Moas (Migrant offshore aid station)-Croce Rossa Italiana, che batte le acque tra la Libia e Sicilia per garantire assistenza sanitaria ai migranti. Alle 19 di ieri è arrivata una segnalazione, alle 21.20 i droni della Phoenix hanno individuato il gommone in difficoltà e, in collaborazione con altre ong di ricerca e soccorso presenti nell’area, hanno lanciato il salvataggio, trasferendo a bordo i 113 sopravvissuti. I tentativi di ricerca dei superstiti sono stati interrotti poco dopo a causa del cattivo tempo e del mare grosso. Il gommone era partito dalla costa alle 14 di ieri pomeriggio. Di conseguenza, nel momento del soccorso le persone a bordo si trovavano in mare già da diverse ore. Tuttora non è possibile accertare il numero dei dispersi, ma gli stranieri salvati hanno parlato di almeno 17 persone che mancherebbero all’appello.

Tra i dispersi, secondo quanto detto da una nigeriana soccorsa, anche il figlio di soli tre anni. La donna ha raccontato al team Moas-Cri di essere finita in acqua assieme al bimbo a causa del mare mosso e del gommone troppo affollato e di non essere riuscita ad afferrarlo per tenerlo a galla. Dal momento che il figlio indossava un giubbotto di salvataggio, la madre – ancora in stato di shock – spera che venga ritrovato vivo. Le ricerche in serata sono state tuttavia interrotte per le condizioni del mare. Molti dei sopravvissuti a bordo della Phoenix presentano varie ustioni su diverse parti del corpo, causate dallo sfregamento dei corpi bagnati dall’acqua salata con i vestiti impregnati dal carburante fuoriuscito dal motore. In particolare le donne, che a differenza degli uomini non hanno potuto sfilarsi i vestiti pieni di carburante per pudore, presentano ustioni su varie parti del corpo. Una donna di loro ha ustioni di primo grado sul 36% del corpo. La necessità di evacuarla in fretta è attualmente impedita dalle condizioni meteorologiche avverse. “Anche la presenza nel mar Mediterraneo di diverse organizzazioni nelle operazioni di ricerca e soccorso – ha dichiarato il presidente nazionale di Croce Rossa Italiana, Francesco Rocca – non ferma le morti in mare. Come già detto più volte, il volontariato non può sostituirsi alle Istituzioni: noi vogliamo una risposta a livello europeo per fermare questa vergognosa strage senza fine. Non è l’immigrazione ad uccidere le persone, è l’indifferenza dei governi e della Comunità internazionale”.

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