Anoressia, se esordio é precoce maggiori possibilità guarigione

Anoressia, se esordio é precoce maggiori possibilità guarigione
30 novembre 2015

disturbi alimentariAnoressia: malattia mentale che colpisce tra lo 0,2 e lo 0,8% dei bambini e ragazzi in età pediatrica. Nel 95% dei casi si manifesta tra i 12 e i 17 anni, ma l’esordio è sempre più precoce: oggi i sintomi si riscontrano frequentemente anche in bambine di 8-9 anni. Non colpisce solo il genere femminile, ma anche quello maschile: il rapporto è di circa 9 a 1 e il numero dei maschi, soprattutto in età prepuberale, è in aumento.Tra le malattie psichiatriche è la sindrome che fa registrare il più alto tasso di mortalità: 1,8% in età infantile, 10% in età adulta. Inoltre, nelle persone anoressiche il rischio di morte è 5-10 volte maggiore di quello di persone sane della stessa età e sesso. Eppure, tanto prima si manifesta tanto maggiori sono le possibilità di uscirne. La genesi della malattia è multifattoriale: predisposizione genetica, tratti di personalità che tendono al perfezionismo, attitudine al controllo ossessivo e fattori familiari concorrono all’origine del problema.

La cura non si basa quindi solo sul monitoraggio alimentare, ma anche sul disagio emotivo sottostante. Nel 40-50% dei casi, quando il trattamento si basa sulle indicazioni delle linee guida internazionali ed è condotto da una équipe multidisciplinare integrata, la guarigione è completa. Questa percentuale aumenta se l’esordio della malattia è precoce. “Questo accade perché, quanto prima si presenta il problema, tanto più è facile intervenire con programmi terapeutici intensi, quotidiani, che coinvolgano anche i genitori – sottolinea la psichiatra Valeria Zanna -. Anche nei più piccoli i sintomi dell’anoressia possono essere del tutto simili a quelli delle forme adulte: vediamo bambine di 8 o 9 anni che smettono di mangiare, conteggiano le calorie e hanno un’attenzione esasperata per il proprio aspetto fisico. Ma la personalità di un bambino è ancora in via di sviluppo, il disturbo non ha tempo di cronicizzare ed è per questo che l’intervento terapeuticorisulta più efficace”.

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