L’obiettivo è quello di aggirare i dazi che l’amministrazione Trump aveva minacciato di imporre: un’imposta del 25% sull’iPhone se Apple non avesse spostato parte significativa della produzione sul suolo americano. Il nuovo piano prevede infatti il trasferimento negli Stati Uniti della produzione di server e di altri prodotti, con l’intento finale di riportare anche la maggior parte della catena di approvvigionamento (supply chain), rendendo così più “americana” la produzione di dispositivi finora realizzati principalmente in Asia.
Parallelamente, l’amministrazione Trump continua con una politica economica aggressiva anche su altri fronti. Il presidente ha firmato un ordine esecutivo per imporre dazi aggiuntivi del 25% sull’India, come risposta all’acquisto di petrolio russo da parte di Nuova Delhi, mentre l’Unione Europea resta in attesa di definire gli ultimi dettagli di un accordo che dovrebbe portare i dazi al 15%.
Con questa mossa, Apple non solo punta a proteggere i propri prodotti di punta da possibili rincari, ma cerca anche di rassicurare la Casa Bianca riguardo il proprio ruolo nell’economia statunitense. Restano da vedere le ripercussioni nel lungo termine: se da un lato il reshoring favorirà occupazione e investimenti negli Usa, dall’altro potrebbero emergere nuove sfide logistiche e maggiori costi produttivi.