Arte, memoria, architettura: omaggio ad Anne e Patrick Poirier

6 aprile 2018

Una retrospettiva di artisti in uno studio di architettura, in uno spazio funzionale che diventa, in questo caso, anche spazio di riflessione sulla memoria. Lo studio AR.CH.IT dell’architetto milanese Luca Cipelletti presenta, in collaborazione con la Galleria Fumagalli, la mostra “Architectures des Mémoires”, dedicata alla coppia di artisti francesi Anne e Patrick Poirier. “Ristrutturando lo studio in cui siamo da 12 anni, ci siamo detti: perché non esponiamo anche qui, proprio per fare emergere in modo ancora più forte questo legame tra arte e architettura in conversazione”. Una conversazione che, nello specifico, riguarda i molti lavori che i Poirier, sperimentatori eclettici e multidisciplinari, hanno dedicato al tema della memoria e al modo in cui ridare vita, attraverso l’arte, a ciò che rischiamo di perdere. “Partendo dal tema del Giardino della Memoria, dal cimitero di Gorgonzola – ha aggiunto Cipelletti – c’è un sviluppo sulle loro tematiche dagli anni Novanta fino a oggi, su quello che è proprio il tema della loro ricerca sulla memoria, che risale addirittura agli anni Settanta, che si imposta sulla Mesopotamia”.
Le rovine che emergono dalla tela e le tracce fotografiche di progetti passati si fondono in un unico discorso sul rapporto sempre più stretto tra l’architettura e l’arte.

“E’ una straordinaria nuova opportunità, del resto il momento più alto della storia di questo Paese è il Rinascimento, quando il rapporto tra arte e architettura era molto solido e molto forte. L’ambizione, senza esagerare è di tornare a una forma di dialogo tra arte e architettura e la cosa straordinaria è che tutti in qualche modo siamo obbligati a fare dei passi indietro”. Al centro della mostra sui Poirier c’è poi il progetto del cimitero di Gorgonzola, immaginato dalla coppia di artisti e oggi in realizzazione insieme allo studio di Luca Cipelletti. “Il tentativo – ha concluso il progettista – è quello di fare una necropoli contemporanea, ossia un Giardino della Memoria, dove la relazione è anche con la dimensione organica della foglia di quercia che crea tutto il sistema di viabilità, come se fosse una mappatura urbanistica data da una nervatura che è invece organica”. Tra organico e urbano, tra attuale e passato, tra tempi e costellazioni, la mostra prende vita in maniera funzionale, esattamente come vorrebbe lo spazio che la ospita. Forse questa è la dimostrazione più fluida e chiara dell’idea di conversazione voluta dall’architetto.

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