Assalto straniero al mattone italiano

Assalto straniero al mattone italiano
21 marzo 2016

di Filippo Caleri

Sono arrivati in forze e con gli assegni in bianco. Sono i fondi sovrani arabi e i grandi gruppi di gestione del risparmio internazionali che hanno messo nel mattone italiano la bellezza di undici miliardi di euro in tre anni (2012-2015). Sì, l’Italia piace agli investitori esteri che, nell’ultimo triennio, hanno generato nel nostro Paese un consistente afflusso di capitali che ha prodotto un effetto indotto su tutta l’industria immobiliare nazionale. Nel 2015 la ricchezza generata dal comparto è cresciuta del 3,7% in termini di fatturato. A farsi avanti approfittando del combinato disposto della crisi, che ha colpito il settore e abbassato i prezzi, e della cronica mancanza di liquidità del sistema economico italiano sono stati soprattutto gli operatori finanziari del Qatar e dei paesi del Golfo, oltra agli Stati Uniti, la Russia, la Turchia e la Cina. Per ora le mire dei gruppi internazionali si sono limitate alle due città più grandi: Roma e Milano. Grazie soprattutto alla prospettiva di una maxi riconversione dell’area che ha ospitato l’Expo, la città meneghina si posiziona oggi all’ottavo posto nella classifica delle città europee più attraenti per gli operatori immobiliari, mentre per tasso di crescita degli investimenti è seconda. Più in basso in classifica si trova la Capitale che, comunque, dopo Milano, resta la città italiana più ricercata dai capitali esteri. A mettere nero su bianco la richiesta di immobiliare italiano da parte degli stranieri è un’analisi elaborata dall’ufficio studi di Sorgente Sgr in collaborazione con Federimmobiliare, e il patrocino di Assoimmobiliare, presentata nei giorni scorsi al Mipim di Cannes.

Una vetrina per gli operatori del settore alla quale la Repubblica Italiana si è presentata con uno stand di 500 metri per pubblicizzare la vendita di grossi complessi immobiliare di proprietà dello Stato. Nel rapporto della società di gestione del risparmio si evidenzia come, dopo quasi 8 anni di crisi, il settore immobiliare italiano stia finalmente mostrando segnali di ripresa. Il rinnovato interesse per l’Italia è spinto dalle caratteristiche attuali dell’offerta: immobili a prezzi contenuti, ma che offrono grandi prospettive di rendimento, e presenza di asset di grande pregio caratterizzati da rivalutazione costante e rendimenti sicuri nel lungo termine. Tra le acquisizioni già messe a segno da operatori internazionali sono ricordate quelle dell’emirato del Qatar. Il suo braccio finanziario, Qatar Holding Investiment, ha sempre espresso una sensibilità particolare per il settore immobiliare. È entrata a Milano nel progetto di sviluppo immobiliare Porta Nuova, uno dei progetti di riqualificazione urbana più prestigiosi in Europa, con una quota del 40%. Non solo. Si è accaparrato la holding che possiede i complessi alberghieri della Costa Smeralda in Sardegna e sta per avviare un progetto per trasformare il San Raffaele di Olbia in un polo di eccellenza sanitaria. Nella disponibilità dell’emiro del Qatar ci sono anche pezzi pregiati delle zone centrali come l’hotel Gallia di Milano e il palazzo romano in piazza di Spagna dove oggi sono stati creati i nuovi atelier della masion Valentino. Insieme agli Emirati si sono mossi anche altri soggetti legati agli stati con grande liquidità generata dal petrolio, abbondante fino all’inizio dello scorso anno e cioè prima del crollo del prezzo dell’oro nero.

Così il fondo sovrano dell’Azerbaijan, che ha rilevato Palazzo Turati a Milano, i due fratelli russi Musa e Dani Bazhaev che hanno acquisito il Forte Village in Sardegna (foto). L’interesse per il mattone tricolore è stato registrato anche dalla Turchia con l’arrivo a Roma di Ferit Faik Sahenk che ha comprato l’Hotel Aldrovandi a Roma. Immancabili anche i cinesi: Guo Guangchang ha rilevato Palazzo Broggi a Milano. Quanto ai pezzi più richiesti dai gruppi esteri spiccano le strutture alberghiere, meglio se di prestigio e piazzati in centro città. Nei giorni scorsi a questo proposito è arrivata la notizia dell’acquisizione da parte di un emiro qatarino del San Domenico di Taormina, un hotel di lusso nato all’interno di un antico convento, simbolo dell’ospitalità internazionale a cinque stelle. Non è un caso che a crescere a doppia cifra sia stato lo scorso anno proprio il settore alberghiero (+10%) con investimenti che hanno riguardato soprattutto le città di Milano, Roma, Firenze, Venezia e Torino. Non sono solo i grandi gruppi a desiderare il mattone italiano. Molte richieste in arrivo dagli Emirati Arabi sono anche di piccolo taglio. “Il valore medio delle proprietà prese in considerazione è di 620 mila euro – ha spiegato Simone Rossi, direttore generale di Gateaway.com all’Eco di Bergamo – ma quel che è sorprendente è la crescita repentina delle istanze che arrivano al portale. Inoltre, più del 28% delle richieste supera i 500 mila euro di budget, una percentuale doppia rispetto a quella riferita alle richieste complessive in arrivo dagli altri Paesi”. A mostrare interesse per il settore immobiliare è stato, nel 2014, anche il magnate statunitense George Soros con l’ingresso nella quotata italiana Igd Siiq, società immobiliare che, nel real estate, si occupa prevalentemente di centri commerciali (controllata dalle Coop). Soros due anni fa ha rilevato il 5% della società tramite il fondo Quantum Strategic Partners.

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