Gli Houthi yemeniti
Un’ombra inaspettata si è allungata sul deserto del Negev. Per la prima volta, un drone partito dallo Yemen ha eluso l’impenetrabile scudo aereo israeliano, colpendo l’aeroporto internazionale Ramon, a pochi chilometri dalla città turistica di Eilat. Un attacco rivendicato dagli Houthi, il gruppo armato sciita sostenuto dall’Iran, che segna un’escalation senza precedenti nel conflitto regionale. L’incursione, avvenuta domenica, ha sollevato interrogativi cruciali sulla tenuta della difesa aerea di Israele e sulla strategia di un nemico che dimostra una crescente audacia.
Il silenzio delle sirene ha preceduto il boato dell’impatto. Il drone, presumibilmente di fabbricazione cinese, è esploso all’interno della hall degli arrivi, causando il ferimento di due dipendenti dell’aeroporto e di cinque passeggeri, oltre a provocare stati d’ansia in altre tre persone. Un attacco che, pur non avendo causato danni strutturali alle piste e portando alla chiusura temporanea dello scalo, ha avuto un impatto psicologico significativo. L’evento ha dimostrato una vulnerabilità inedita: lo stesso Stato Maggiore israeliano aveva sempre messo in guardia la popolazione sul fatto che, nonostante l’avanzata tecnologia, non esisteva un sistema di difesa totalmente impenetrabile.
L’attacco, come dichiarato dagli Houthi, è la risposta al raid aereo israeliano che ha ucciso il primo ministro del loro governo a Sana’a, Mujahid Ahmad Ghaleb al Rahwi, e altri ministri. Tuttavia, a colpire è stata l’inusuale precisione e il coordinamento dell’azione. Quattro droni sono stati lanciati contemporaneamente, ma solo uno è riuscito a colpire il bersaglio, sollevando dubbi sulla sua provenienza. Le prime indagini, infatti, si concentrano sul mistero del quarto drone, quello che è sfuggito ai radar israeliani, rilevato solo in fase di discesa.
Il mancato rilevamento di un’unità che sembrava essere sincronizzata con le altre tre, abbattute prima che entrassero nello spazio aereo israeliano, è al centro delle indagini. Ma un’ipotesi, se confermata, potrebbe riaccendere il fuoco del conflitto: il drone non sarebbe partito dallo Yemen, ma dalla vicina Giordania. Un’eventualità che, se comprovata, non solo metterebbe in discussione il ruolo di un alleato regionale, ma aprirebbe scenari geopolitici ancora più complessi e pericolosi, aggiungendo benzina a una situazione già esplosiva.