Cronaca

Dugin: mia figlia morta in atto terroristico regime ucraino

Alexander Dugin ha denunciato oggi come “un atto terroristico del regime nazista ucraino” la morte della figlia Daria Dugina, morta sabato scorso nella regione di Mosca nell’esplosione di un ordigno piazzato sulla vettura su cui stava viaggiando. “Era una bellissima donna ortodossa, una patriota, una giornalista di guerra, un’analista per la televisione centrale e una filosofa – ha detto Dugin in un comunicato riportato dalla Bbc – abbiamo solo bisogno della nostra vittoria. Mia figlia ha sacrificato la sua vita al suo altare. Quindi, per favore, ottenetela”. Kiev ha negato qualsiasi coinvolgimento nella morte della donna. Intanto, ci sono più piste per individuare i responsabili dell’attentato in cui è rimasta uccisa Darja Dugina. La figlia dell’ideologo nazionalista russo Dugin è morta per l’esplosione di un ordigno piazzato sulla vettura su cui stava viaggiando. Secondo diversi media russi, l’obiettivo dell’attentato era il padre che avrebbe dovuto essere sull’auto, ma che all’ultimo ha cambiato programma.

Per il Servizio di sicurezza federale russo (Fsb), i servizi speciali dell’Ucraina sono responsabili dell’autobomba che ha causato la morte di Darya Dugina, la figlia del filosofo politico e analista russo Alexander Dugin, considerato vicino al presidente russo Vladimir Putin. Sabato sera, una fonte delle forze dell’ordine ha confermato che un’auto ha preso fuoco sull’autostrada Mozhayskoye nel distretto di Odintsovsky. Il comitato investigativo russo ha stabilito che un ordigno esplosivo è stato piazzato sotto il cofano della vettura, sul lato del conducente. “Il crimine è stato preparato e commesso dai servizi speciali ucraini. L’esecutore è una cittadina ucraina, Vovk Natalya… nata nel 1979, arrivata in Russia il 23 luglio 2022, insieme con sua figlia… Per organizzare l’omicidio di Darya Dugina e ottenere informazioni sul suo stile di vita, hanno affittato un appartamento a Mosca nel palazzo in cui viveva la vittima”, ha detto l’FSB.

Dopo l’esplosione azionata a distanza dell’auto di Dugina, Vovk con sua figlia è partita per l’Estonia attraverso la regione di Pskov, ha aggiunto l’Fsb. Secondo quanto comunicato in giornata da fonti delle forze dell’ordine russe, Dugina sarebbe morta grazie all’esplosione di un ordigno installato nella sua auto e innescato a distanza. La deflagrazione in cui ha perso la vita la giornalista, oggetto dal mese scorso di sanzioni da parte del governo della Gran Bretagna in quanto accusata di diffondere informazioni false a sostengo dell’intervento militare russo in Ucraina, è avvenuta lungo una strada distante circa 40 chilometri da Mosca. “Se le autorità confermeranno un coinvolgimento di Kiev nella morte di Daria Dugina a Mosca, come sostenuto dal leader della Repubblica popolare di Donetsk, Denis Pushilin, questo significherebbe che Kiev sta perseguendo una politica di terrorismo di Stato” ha detto oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. Kiev però nega qualsiasi coinvolgimento. “Non siamo uno Stato criminale, a differenza della Russia, e sicuramente non uno Stato terrorista” ha detto il capo dell’ufficio della presidenza ucraina, Mykhailo Podolyak. Il consigliere presidenziale ucraino ha replicato su Twitter all’accusa del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) secondo cui i servizi di intelligence di Kiev sono responsabili dell’omicidio di Darya Dugina. 

“La propaganda russa”, si legge sul social network, “vive in un mondo immaginario: la donna ucraina e il figlio di 12 anni sono stati ritenuti responsabili di aver fatto saltare in aria l’auto della propagandista Dugina. Sorprendentemente, non hanno trovato il ‘visto estone’ sul posto. Le vipere all’interno dei servizi speciali hanno iniziato una lotta tra specie”. Nei giorni scorsi Denis Pushilin, governatore filo-russo della regione separatista ucraina di Donetsk, aveva incolpato le autorità di Kiev dell’attentato, sostenendo che il governo “terrorista” dell’Ucraina, avrebbe voluto “liquidare” il filosofo, finendo però per uccidere la figlia. Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodimyr Zelensky, dal canto suo, aveva negato ogni coinvolgimento nell’omicidio affermando che Kiev non è “uno stato criminale”. Dugin è ritenuto uno dei principali ideatori della sfondo teorico e filosofico delle politiche nazionaliste del presidente Vladimir Putin. Un’altra ipotesi dell’attentato, arriva da Ilya Ponomarev, ex membro della Duma russa che è stato espulso per attività anti-Cremlino. Secondo l’ex parlamentare, ci sarebbe l’Esercito repubblicano nazionale dietro alla morte della figlia di Alexander Dugin, Daria Dugina.

Per Ponomarev i partigiani russi sarebbero i responsabili dell’autobomba. Parlando da Kiev, dove risiede, Ponomarev ha affermato che l’esplosione di sabato sera è stata opera dell’Esercito repubblicano nazionale, un gruppo clandestino che lavora all’interno della Russia e si dedica al rovesciamento del regime di Putin. Ponomarev ha affermato che il gruppo è pronto a condurre ulteriori attacchi simili contro obiettivi di alto profilo collegati al Cremlino, inclusi funzionari, oligarchi e membri delle agenzie di sicurezza russe. Ponomarev ha affermato che il gruppo lo aveva autorizzato a rilasciare la rivendicazione: “Dichiariamo il presidente Putin un usurpatore del potere e un criminale di guerra che ha emendato la Costituzione, scatenato una guerra fratricida tra i popoli slavi e mandato i soldati russi a una morte certa e insensata”, recita la dichiarazione del gruppo.

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