Austria si sfila, vuole uscire da riallocazioni migranti. E per l’Ue, l’Italia ne ha solo 6000

Austria si sfila, vuole uscire da riallocazioni migranti. E per l’Ue, l’Italia ne ha solo 6000
28 marzo 2017

Svolta nel governo austriaco sul tema delicato della redistribuzione dei richiedenti asilo. Poche ore dopo che da Bruxelles il ministro dell’Interno, il conservatore Wolfgang Sobotka, aveva annunciato che Vienna avrebbe accolto richiedenti asilo da Grecia e Italia per rispetto delle regole Ue sulla riallocazione, il ministro della Difesa, il socialdemocratico Hans-Peter Doskozil, ha proposto che l’Austria esca dall’accordo europeo e ha raccolto l’immediato placet dello stesso collega Sobotka. “Credo che l’Austria abbia gia’ fornito un contributo umanitario sufficiente”, ha dichiarato il titolare socialdemocratico della Difesa che domani proporra’ il ritiro dall’accordo Ue in Consiglio dei ministri, secondo quanto riferisce la radio pubblica Orf. La proposta e’ stata immediatamente sostenuta dal ministro dell’Interno Sobotka che a Bruxelles, alla riunione con i colleghi Ue, aveva dichiarato: “Ho l’obbligo di rispettare il processo a cui l’Austria ha aderito e questo non e’ accaduto finora. Il fatto che non sia d’accordo sul sistema delle riallocazioni e’ un’altra questione”.

Sobotka aveva aggiunto che “tutte le eccezioni legali sono state discusse” ma per l’Austria “non ci sono altre possibilita’”. “Avvieremo il processo. Ho gia’ parlato con il ministro dell’Interno italiano e con il commissario Avramopoulos, che mi aveva esortato diverse volte”, ha spiegato il ministro.  Nell’accordo di redistribuzione l’Austria aveva accettato di farsi carico di 1.491 richiedenti asilo dalla Grecia e di 462 dall’Italia nell’ambito dell’intesa Ue del 2015 sul piano di riallocazione di 160.000 profughi. L’Austria si era detta disponibile ad accogliere un primo contingente di profughi, all’interno della quota di spettanza, di 50 minori non accompagnati dall’Italia dopo che l’Ue aveva gia’ concesso una proroga di un mese a Vienna.  Il ministro della Difesa Doskozil sostiene invece che l’Austria ha gia’ fatto la sua parte perche’ su una popolazione di 8,5 milioni di persone ha accolto nel 2015 90.000 richiedenti asilo e altri 30.000 nel 2016. Socialdemocratici e conservatori, guidano un governo di Grosse Koalition, guidato da un cancelliere socialdemocratico, Christian Kern. Quest’ultimo per bloccare l’ascesa della destra xenofoba dell’Fpoe, avevano annunciato una stretta sugli immigrati.

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Intanto, il commissario responsabile dell’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, rivela che il numero di migranti presenti in Italia eleggibili per il programma di “relocation” (in italiano “trasferimento o riallocazione”) in altri paesi europei ammonta a circa 6.000 richiedenti asilo. “In Grecia ci sono 20.000 persone eleggibili. (Mentre) in Italia il numero e’ di 6.000 registrati per la relocation, in gran parte eritrei”, ha spiegato Avramopoulos. “Questo numero puo’ aumentare a seconda degli arrivi e queste persone devono essere redistribuite entro settembre”, ha spiegato il commissario Attualmente, sulla base dei criteri adottati dalla Commissione e approvati dalla Commissione, hanno i requisiti per la relocation solo i richiedenti asilo appartenenti a una nazionalita’ per la quale la percentuale di riconoscimento della protezione internazionale a livello europeo e’ pari o superiore al 75 % delle decisioni in primo grado. Di fatto, si tratta dei richiedenti asilo di Burundi, Eritrea, Maldive, Oman, Qatar, Siria e Yemen. Avramopoulos ha chiesto agli Stati membri di fare “uno sforzo maggiore” nelle relocation indicando obiettivi numeri: 3 mila richiedenti asilo al mese ridistribuiti dalla Grecia verso altri paesi europei e 1.500 dall’Italia. “Non ci sono piu’ scuse. Non serve piu’ discutere di relocation, servono risultati”, ha detto Avranopoulos. Il programma attuale, che prevede di redistribuire fino a 160.000 richiedenti asilo, scade in settembre. Finora la Commissione si e’ rifiutata di aprire procedure di infrazione nei confronti degli Stati membri che non accettano rifugiati da Grecia e Italia.

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