Editoriale

Auto aziendali, stangata per 300mila. E ora il governo litiga

In arrivo un’altra stangata per i lavoratori. Questa volta, nel mirino del governo giallorosso, ci sono circa trecentomila dipendenti di imprese private che si vedranno aumentare le tasse sull’uso dell’auto aziendale attraverso una norma dalla quale, in meno di ventiquattro ore dal suo concepimento, l’esecutivo Conte ha già fatto mezzo passo indietro. Una batosta fiscale che oltre al lavoratore colpirà l’azienda e che sta alimentando non solo naturali attacchi delle opposizioni, ma aspri scontri anche all’interno della maggioranza Pd-M5s-Iv-Leu. Un ennesimo balzello che dovrebbe portare circa 400-500 milioni di euro nelle casse statali ma che rischia di provocare danni per importi superiori. Attualmente, è in vigore un’unica imposta pari al 30 per cento. Ora, invece, sulla maggiore parte delle auto, la tassazione verrà raddoppiata e anche più che triplicata. È opportuno ricordare che in altri Paesi Ue, il cosiddetto fringe benefit non viene tassato. Infatti, si tratta di una voce addizionale alla retribuzione, corrisposta, sotto forma di beni o servizi (auto aziendali come il nostro caso, borse di studio, viaggi premio, ecc.), da un’azienda al proprio personale. In Italia, invece, non solo viene tassato, ma ora l’imposta verrà raddoppiata e in certi casi triplicata. Per non parlare di ciò che accadrebbe una volta entrata in vigore la norma. Di certo, il dipendente dirà al suo datore di lavoro che non sarà più interessato al benefit, in quanto dovrà sborsare di più, con non poche conseguenze per l’azienda.

Per il viceministro dello Sviluppo Economico, Stefano Buffagni (M5S), la modifica della norma “non basta”. “A me non piace – dice – con questa impostazione si fa pagare solo chi già paga”. Matteo Renzi non vuol sentire parlare: “Adesso lavoreremo in Parlamento per eliminare le tasse su auto aziendali, un’assurdità”. Riepilogando, i 5stelle sono divisi. Alcuni la vogliono abolire, altri no. Del resto, è stato il  vice ministro dell’Economia, Laura Castelli, ad averla avanzata anche se è stato il governo (con il ministro Gualtieri in testa) a sposarla venti giorni fa. Italia viva la vuole eliminare. Nel Pd, le varie anime fanno a pugni. Tutta musica per l’opposizione. Tuona Maria Bernini, capogruppo al Senato Fi: “Il ministro Gualtieri sconfessa la sua vice Castelli per la stangata sulle auto aziendali che ricadrà ancora una volta sulle tasche dei lavoratori”. Anche +Europa boccia l’imposta. “Da un’analisi del Centro Studi Fleet & Mobility per Aniasa, emerge che la flotta a noleggio si posiziona su valori di emissioni inferiori del 60/70% rispetto alla media del parco circolante – afferma il vicesegretario del partito della Bonino, Piercamillo Falasca -. Quindi, bisogna fare il contrario di quello che sta facendo il governo: favorire le auto aziendali e non penalizzarle”. Siamo solo all’inizio, ora tocca al Parlamento.

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