di Maurizio Balistreri
Già lo scorso febbraio il segretario al Tesoro americano, Jacob Lew (foto), aveva inviato una lettera al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per manifestare le preoccupazioni degli Stati Uniti sulle recenti istruttorie avviate da Bruxelles su multinazionali con sede negli States. Gli Stati Uniti contestano inoltre che la retroattività nelle decisioni della Commissione europea mina gli sforzi in ambito G20 per “migliorare la certezza del fisco” oltre a rappresentrare un pericoloso precedente per le autorità fiscali di altri paesi. Inoltre la nuova filosofia della Commissione è in aperto contrasto con le norme internazionali sul fisco e rischia di pregiudicare il sistema fiscale internazionale. La Commissione europea infatti – ha scritto il tesoro americano – ignora le linee guida dell’Ocse e in questo modo mette in discussione anche la capacità di ogni Stato membro di onorare i trattati bilaterali in materia fiscale e minaccia di far saltare “i progressi realizzati sul progetto Ocse-G20″ denominato Beps (base erosion and profit shifting”. Anche il Congresso di Washington ha manifestato preoccupazione per le istruttorie della Commissione europea in materia di aiuti di Stato che “potrebbero minare i trattati fiscali tra Stati Uniti e Paesi membri”.