Cultura e Spettacolo

“Belli Ciao”, Pio, Amedeo e la fuga di cervelli verso il Sud

Quest’anno sono stati al centro di varie polemiche per i loro attacchi al politicamente corretto e a Fedez, ora Pio e Amedeo arrivano al cinema con “Belli Ciao”, in cui mantengono la loro vena comica ma mettono da parte lo spirito dissacrante e scorretto. Il film, nei cinema dall 1 gennaio, è diretto da Gennaro Nunziante, regista di grandi successi di Checco Zalone, come “Sole a catinelle” e “Quo vado?”. Questo film sembra un’occasione ma anche una responsabilità per Pio D’Antini e Amedeo Grieco, che però non vogliono confronti.

“Ma noi siamo diversi, innanzitutto lui è di Bari, è del Sud. Andiamo lontani dal suo mondo, lui poi è una maschera, noi utilizziamo i nostri nomi veri. Sembrerà strano ma a Milano dicono: Ma Pio è il diminutivo di cosa? Di Piombo? Se ci sentiamo addosso la responsabilità? No, perché anche se noi già abbiamo fatto un film nel lontano 2013 quando eravamo acerbissimi, non acerbi, ci affacciamo, è come se fosse la nostra prima volta”.

I due comici foggiani interpretano due amici cresciuti insieme in un paesino pugliese. Le loro strade a un certo punto si sono divise, uno è andato a vivere a Milano, lavora in finanza, è uno spaccone con accento meneghino e con una fidanzata influencer; l’altro è rimasto al Sud, voleva fare il medico ma vende articoli sanitari e cerca di aiutare il suo sindaco ad arginare la fuga dei cervelli verso il Nord. Per rilanciare l’economia del piccolo paese viene coinvolto quel concittadino diventato manager di successo, con tanto di casa al bosco verticale.

“Io non voglio vivere a Milano proprio per colpa di quei personaggi lì. Li incontri il martedì notte fino alle 3 del mattino a sbocciare e tu ti fai la domanda: ma questo domani alle 6 non deve andare a lavorare? Io vivo a Milano, almeno due giorni su tre, cioè ho casa a Milano, mia figlia è nata a Milano, anche se non si può dire sta cosa, perché c’ho tanti parenti meridionali, non me la fanno entrare a casa, quindi devo cambiare il nome… No, io vivo a Milano, lui è rimasto a vivere giù, nella realtà, e ci scontriamo sempre: dov è meglio vivere?”, hanno raccontato. “Alla fine in questo film ci interroghiamo su questa cosa: vale la pena poi questa scalata sociale? Vale la pena il raggiungimento del successo a tutti i costi? Il successo è il sinonimo della felicità? O basta guardarsi intorno per essere felici?”.

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