Europa scelga se seppellire nostra coscienza

28 maggio 2014

“L’Europa deve scegliere, e deve farlo oggi, se seppellire, con questi 17 nostri fratelli, anche la nostra coscienza di uomini civilizzati”. Lo ha detto il sindaco di Catania, Enzo Bianco, nel corso di una commovente cerimonia svoltasi nella corte del Palazzo Platamone, un rito multi religioso davanti alle due piccole bare bianche e i quindici feretri: una bambina di pochi mesi e una di due anni, dodici donne e tre uomini di nazionalita’ eritrea, siriana e nigeriana, tutti annegati due settimane fa su un barcone naufragato al largo di Lampedusa e portati sulla terraferma, con i superstiti, dalla corvetta Grecale della Marina Militare italiana. Al rito multi religioso, organizzato dal Comune di Catania, sono intervenuti l’arcivescovo metropolita di Catania Salvatore Gristina, (richiamando le parole di Papa Francesco a Lampedusa ha detto che “dobbiamo andare alle profonde radici della nostra umanita’”), il presidente della comunita’ islamica di Sicilia Kheit Abdelhafid (“ringrazio Catania e il Sindaco per l’esempio di accoglienza e di carita’ di fronte alle tragedie provenienti da oppressioni e guerre: oggi si sta dando dignita’ a chi non ha potuto averla da vivo”) e il capo della comunita’ copta d’Eritrea Keshi’ Haile’ (“Grazie per aver dato dignita’ a delle anime tribolate”). Citando il sociologo Bauman, Bianco ha parlato degli “emigranti economici finiti soffocati o annegati nel vano tentativo di raggiungere la terra in grado di sfamarli. Non e’ la Sicilia la terra che puo’ sfamarli. Lo e’ pero’ quell’Europa di cui la Sicilia e’ ultima frontiera”.

Il sindaco di Catania, ricordando il cimitero delle carrette del mare a Lampedusa ha sottolineato come siano servite a traghettare “non solo uomini, donne e bambini, ma speranze e sogni; hanno traghettato la vita, ma troppo spesso anche la morte”. Ha poi recitato alcuni frammenti di ” Migrazioni”, poesia del nigeriano Wole Soyinka, premio Nobel per la letteratura nel 1986, paragonando i migranti a uccelli di passo che, provenienti dall’Africa, si fermano in Sicilia come le cicogne prima di raggiungere il nord. “Possiamo dare riposo – ha concluso – nella sempre accogliente terra di Sicilia a questi poveri uccelli di passo spinti al nord dall’istinto di sopravvivenza. L’Europa, davanti a queste bare, deve scegliere”. Tra gli altri interventi che si sono succeduti nel corso della cerimonia, ci sono stati quelli di Emiliano Abramo della Comunita’ di Sant’Egidio (“L’accoglienza ha caratterizzato Catania e la Sicilia e parte da qui un nuovo umanesimo che scuote l’Europa”), Felix Asante, rifugiato nato nel Mali e proveniente dal Ghana, scampato a un naufragio e ora membro dei Giovani per la Pace, (“Prima credevo che mantenere la pace fosse compito degli altri. Ho capito, attraverso la comunita’ di cui ora faccio parte, che siamo noi stessi i portatori di pace. Oggi ho un sogno: sostenere chi ha bisogno”), il direttore della Caritas di Catania don Piero Galvano (“Chiediamo un’Europa giusta con chiunque chieda dignita’”), Sebastian Intelisano, giovane volontario catanese (“La nuova generazione europea non ha paura dei migranti”). Tra gli interventi istituzionali quelli del responsabile della Protezione civile regionale Calogero Foti, mentre e’ stato letto un messaggio del sottosegretario Domenico Manzione.

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