Un trentenne altoatesino è finito in manette per aver ceduto la sostanza che ha ucciso un coetaneo: si tratta del primo decesso in Italia riconducibile ai nitazeni, oppioidi sintetici che superano in potenza persino il famigerato fentanyl. La tragedia si è consumata nel settembre 2024 a Brunico, ma solo ora emerge in tutta la sua gravità, dopo un’indagine complessa che ha coinvolto i carabinieri locali, la procura di Bolzano e il Ris di Roma.
La vittima, un uomo di circa trent’anni originario di Brunico, è stata rinvenuta priva di vita all’interno di un’azienda il 10 settembre dello scorso anno. Inizialmente nulla faceva pensare a una morte per overdose: sul posto non c’erano siringhe, né altre tracce evidenti di stupefacenti. Gli inquirenti ipotizzavano un arresto cardiocircolatorio da cause naturali. Solo i frammenti di carta stagnola sequestrati durante il sopralluogo hanno indirizzato le indagini verso una pista diversa, quella del consumo di sostanze per inalazione.
Le analisi tossicologiche condotte dal Ris di Roma hanno fatto emergere la verità agghiacciante: nel sangue del giovane era presente n-pirrolidin protonizapene, meglio conosciuto come protonitazepina, un oppioide sintetico della famiglia dei nitazeni. La stessa sostanza è stata rilevata sui frammenti di alluminio trovati accanto al cadavere, confermando che l’assunzione era avvenuta poco prima del decesso. Secondo gli studi scientifici più recenti, questa molecola causa una grave alterazione dell’attività elettrica cardiaca, con aritmie che possono risultare letali anche dopo una singola assunzione e in dosi minime.
Le indagini hanno permesso di ricostruire un sistema di spaccio innovativo e difficile da tracciare. Il presunto cedente, un ventinove arrestato lo scorso 13 ottobre, avrebbe acquistato gli oppioidi sintetici attraverso siti internet esteri, utilizzando criptovalute per garantirsi l’anonimato. I plichi contenenti le sostanze stupefacenti arrivavano da diversi paesi europei – Grecia, Polonia, Gran Bretagna – direttamente al domicilio dell’indagato, che in alcuni casi fungeva da intermediario per la consegna ai clienti finali.
I carabinieri hanno sequestrato numerosi pacchi postali contenenti non solo nitazeni, ma anche ossicodone e fentanyl, confermando l’esistenza di un traffico strutturato di oppioidi sintetici. L’operazione ha richiesto un coordinamento a livello europeo, vista la dimensione transnazionale del fenomeno. L’uomo arrestato è ora indagato per morte come conseguenza di altro reato, un’ipotesi che comporta pesanti conseguenze penali.
Il procuratore di Bolzano, Axel Bisignano, ha lanciato un allarme netto durante la conferenza stampa convocata per illustrare i risultati dell’inchiesta. “Siamo di fronte a un fenomeno in parte nuovo in Alto Adige relativo al traffico di pericolose sostanze sintetiche facilmente reperibili”, ha dichiarato il magistrato, sottolineando la facilità con cui queste droghe possono essere acquistate sul dark web.
“Si tratta di una bomba, molto più potente del fentanyl”, ha ribadito Bisignano, evidenziando l’estrema pericolosità di molecole che possono uccidere anche a concentrazioni bassissime. Per l’Alto Adige si registra un “significativo campanello d’allarme”: sono ben 35 le segnalazioni correlate a questa sostanza stupefacente nella sola area oggetto di indagini. Un dato che fa temere la diffusione capillare di un prodotto letale, accessibile a chiunque disponga di una connessione internet e della volontà di aggirare i controlli tradizionali.
I nitazeni non sono una novità assoluta nel panorama farmacologico. Questi oppioidi sintetici furono sviluppati decenni fa da laboratori farmaceutici, ma non vennero mai commercializzati per uso terapeutico a causa della loro pericolosità. Oggi riemergono sul mercato illecito con una potenza devastante, in alcuni casi superiore a quella del fentanyl, l’oppioide sintetico che ha causato centinaia di migliaia di morti negli Stati Uniti negli ultimi anni.
La loro comparsa in Italia segna un punto di svolta preoccupante. A differenza delle droghe tradizionali, queste sostanze sono praticamente invisibili ai controlli standard e il rischio di overdose fatale è altissimo anche per consumatori esperti, che non possono prevedere la concentrazione effettiva del principio attivo. Il caso di Brunico rappresenta dunque non solo una tragedia individuale, ma l’avanguardia di un’emergenza sanitaria che le autorità italiane ed europee dovranno affrontare con urgenza.